FABRIANO – Sarà Vittorio Sgarbi, con parte del suo vitalizio da parlamentare, a finanziare il restauro della scultura in legno alta quasi due metri di proprietà del Comune di Fabriano attribuita a Donatello. Il San Pietro Martire è stato sempre visibile nella chiesa di Santa Lucia-San Domenico.
La scultura nel 2016 era stata esposta agli Uffizi di Firenze in una delle più importanti mostre di primavera con tanto di dicitura «Donatello» a fianco del nome della statua sia sul catalogo ufficiale, sia sulla didascalia posizionata davanti all’opera. Dando, quindi, il crisma dell’ufficialità all’intuizione del critico d’arte fabrianese Fabio Marcelli sul San Pietro Martire fin lì ritenuto di autore ignoto, genericamente inquadrato nel periodo rinascimentale.
Alcuni studiosi, fra i quali Giancarlo Gentilini, studioso dell’artista del David e di tanti altri suoi capolavori, appoggiò la tesi di Marcelli sostenendo che era pertinente il nome di Donatello «per stato di conservazione, punto di vista, concezione della figura e tecnica».
L’allora sindaco, Roberto Sorci, fece un grande lavoro per avere la conferma sull’intuizione di Marcelli, comprendendo bene che l’attribuzione a Donatello della scultura avrebbe potuto garantire alla città di Fabriano un ulteriore arma turistico-culturale con pochi eguali. Senza considerare la crescita esponenziale del valore di una scultura lignea fin lì semisconosciuta e posizionata in una nicchia della chiesa, in zona peraltro piuttosto alta e poco visibile.
Dopo oltre un decennio, Alfredo Bellandi, il docente dell’Università di Perugia, ricercatore ed esperto di storia dell’arte, ha confermato l’intuizione di Marcelli e attribuito, ufficialmente, l’opera a Donatello.
Alla chiusura della mostra fiorentina si è cercato un “mecenate” che potesse contribuire al restauto del San Pietro Martire. Oggi, c’è anche questo. Si chiama Vittorio Sgarbi ed ha deciso di devolvere parte dei 600mila euro, il valore del suo vitalizio da parlamentare negli ultimi dieci anni, per questo scopo. Una volta ultimato il restauro, l’opera – come ha specificato il noto critico d’arte – sarà esposta a Urbino. E poi tornerà, finalmente, a Fabriano.