Cultura

Split di Shyamalan: le inquietanti personalità di James McAvoy

Un thriller al limite dell’horror che assume l’andamento ritmato di un popcorn movie, ma allo stesso tempo costringe il pubblico a riflessioni sulla natura umana. In uscita nelle sale dal 26 gennaio

Night Shyamalan torna con un thriller al limite dell’horror, con spunti interessanti e picchi di tensione, che lasciano a volte celeri apparizioni alla comicità. Son ben lontani i livelli de Il sesto senso, capolavoro del regista americano di origini indiane, ma Split (dal 26 gennaio al cinema) garantisce un buon intrattenimento e momenti con il fiato sospeso.

James McAvoy si mette addosso una corporatura massiccia e muscolosa per essere Kevin, giovane uomo che ha in sé ben 23 personalità, ognuna delle quali con una propria particolare fisicità. Le ha mostrate tutte alla sua psichiatra di fiducia, la dottoressa Fletcher (Betty Bucley), ma ne rimane ancora una nascosta, la più temibile, in attesa di materializzarsi e dominare tutte le altre. Costretto da una delle sue personalità più ostili e protettive a rapire tre adolescenti guidate da Casey (Anya Taylor-Joy), ragazza solitaria ma attenta e ostinata, Kevin inizia una guerra per la sopravvivenza sia nella sua mente che intorno a lui. La continua lotta interiore tra tutte le personalità che convivono in lui tiene in bilico anche le sorti delle tre ragazze sequestrate che ora si trovano di fronte il duro Dennis, ora l’ambigua Patricia, ora il piccolo e spaventato Hedwig. Intanto le barriere delle varie personalità cominciano ad andare in frantumi…

Anche se si intuisce troppo presto come andrà a finire la nervosa attesa, rimane invece un intrigo che solo pian piano si svela lo svolgimento fino all’epilogo. È coinvolgente muoversi nel labirinto di personalità di James McAvoy, ora inquietante, ora intrigante, talvolta divertente. Ma è più carismatica e incisiva dell’attore scozzese la ventenne Anya Taylor-Joy.

I disperati sono più evoluti, è la tesi del camaleontico protagonista: un’idea su cui riflettere per un po’ usciti dal cinema.

Prendendo origine da fenomeni reali del mondo naturale, Split li estremizza. «Prendo qualcosa in cui si crede e lo spingo oltre», spiega Shyamalan. «Con il Disturbo Dissociativo dell’Identità ogni personalità individuale crede di essere ciò che è, al 100 per cento. Se una personalità crede di avere il diabete o il colesterolo alto, può il loro corpo cambiare chimicamente? In questo momento, l’argomento è oggetto di discussione in tutto il mondo, ma credo che sia un dato di fatto. E che succede se una personalità crede di avere dei poteri soprannaturali? Come sarebbe?».

Split assume l’andamento ritmato di un popcorn movie, ma allo stesso tempo costringe il pubblico a riflessioni sulla natura umana.

 

Simona Santoni