Cultura

La storia dell’orso marsicano Juan Carrito è diventata un libro. Intervista all’autrice Alessandra Peretti

La scrittrice di Amandola ha deciso di raccontare la storia dell'iconico animale attraverso gli occhi del protagonista: il risultato è una favola dolcissima adatta a grandi e piccini

l’orso Marsicano Juan Carrito
L’orso Marsicano Juan Carrito

AMANDOLA – La storia dell’orso Marsicano Juan Carrito è diventata un libro, una favola per grandi e piccini che attraversa tutta l’esistenza di quella che è divenuto il simbolo stesso del Parco della Maiella. Una favola dolcissima e struggente, come la definisce l’autrice Alessandra Peretti, giovane scrittrice di Amandola (Fm), che racconta la storia di questo iconico animale attraverso gli occhi ed il cuore del protagonista.

Per chi non lo sapesse, Juan Carrito era un giovane orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) di tre anni, morto in conseguenza a un incidente stradale lo scorso 23 gennaio in Abruzzo. Era l’esemplare più famoso tra quelli marsicani, specie endemica dell’Italia centro-meridionale dove al momento sopravvive una popolazione inferiore ai 100 orsi. Juan Carrito, figlio di Amarena, anche lei orsa finita sotto i riflettori grazia ad un raro parto nel quale diede alla luce 4 cuccioli (tra cui Carrito), con i quali, per molti mesi, si rese protagonista di blitz e visite anche nei comuni limitrofi al polmone verde dove stanziava. Quella che segue è l’intervista è all’autrice del volume, edito in questi giorni, che ha voluto mettere nero su bianco, questa bellissima storia.

Alessandra Peretti

Raccontaci come hai scoperto la tua vocazione per la scrittura? È stato un colpo di fulmine o una passione che ti ha accompagnato per tutta la vita? Quali sono stati i momenti decisivi per la tua carriera da scrittrice?
«La mia vocazione per la scrittura l’ho scoperta già in prima elementare. I miei compagni imparavano a scrivere le lettere e ad unirle per creare parole, e io già sapevo scrivere frasi di senso compiuto dopo aver trascorso tutta l’estate ad imparare con la mia mamma. Ricordo la noia di quei primi giorni in cui avrei voluto scrivere già dei “pensierini”, ma dovevo aspettare i tempi del resto della classe, che giustamente non aveva la mia stessa fretta! Posso perciò affermare tranquillamente che la scrittura è una passione che mi ha accompagnato per tutta la vita. Ricordo con piacere la sensazione di soddisfazione che provavo quando la maestra leggeva in classe i miei temi perché le erano piaciuti molto. Voglio comunque sottolineare il fatto che non sono mai stata una “secchiona” in quanto ero sì bravissima in italiano, ma ad esempio la matematica non faceva proprio per me! Durante la scuola elementare, la scuola media, gli anni dell’istituto tecnico commerciale, e quelli dell’università, ho sempre scritto e partecipato a Concorsi Letterari, mettendomi sempre in gioco. Il momento decisivo per la mia “carriera da scrittrice” (anche se mi fa strano definirmi tale) è stato il 2022, anno in cui ho vinto il “Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea” con il mio primo libro “Un Destino Sibillino”, nella categoria “favole”. Questo è stato un momento di svolta in cui ho realizzato un sogno, pubblicando per la prima volta».

Hai autori che ritieni di riferimento? Quali sono stati li libri imprescindibili che in qualche modo ti hanno cambiato la vita?
«Ho letto molti autori di generi diversi nella mia vita, e ammetto di avere in casa una libreria alquanto fornita. Ho amato profondamente James Patterson e Nicholas Sparks dei quali posseggo ogni singola pubblicazione, ma l’autore della mia vita è Joël Dicker. Il mio libro preferito in assoluto è il suo, e si intitola “La verità sul caso Harry Quebert”. Per me è un’opera d’arte, scritto in modo impeccabile e capace di cambiarti la vita in un milione di modi diversi. Mi invoglia a scrivere, e a farlo sempre meglio. Quando perdo l’ispirazione o mi scoraggio, mi basta sfogliarlo per ricordarmi la sensazione che ho provato terminandolo. Riporto un breve estratto: “All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letta l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito”».

Come è nata l’idea di un libro dedicato a Juan Carrito? Qual è la genesi del libro?
«L’idea di scrivere un libro sull’orso Juan Carrito è nata il giorno della sua scomparsa, momento molto triste durante il quale mi sono ritrovata a soffrire profondamente. Ho capito subito che la sua storia andava scritta, per farla conoscere a tutti e soprattutto ai bambini, che sono il nostro futuro. Il 23 gennaio 2023 ho iniziato a scrivere di lui, e non ho alzato la testa dal computer fin quando non ho raccontato tutta la sua meravigliosa vita. Amo scrivere degli animali, e mi piace dare loro voce come se fossero gli stessi a raccontarsi. Anche in questo caso, è l’orso Carrito in prima persona a parlare delle sue avventure, attraverso le sue emozioni e i suoi occhi, con tutta l’innocenza e l’ingenuità che contraddistinguono il cuore degli animali».

Qual è il tuo rapporto con la natura e in particolare con gli animali?
«Il mio rapporto con la natura e gli animali è viscerale. Amo camminare nei boschi cercando e fotografando impronte, e gustandomi i raggi del sole che filtrano tra i rami. Riconosco di essere ancora capace, nonostante i miei 38 anni, di guardare il mondo con gli occhi di una bambina, e di meravigliarmi. Mi ritengo molto fortuna ad essere nata e a vivere nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Sono innamorata degli animali selvatici, in particolare del lupo, e condivido questa mia passione con mia figlia Sibilla che ha quasi sei anni».

La morte dell’Orso Marsicano più famoso d’Italia a causa di un incidente stradale ha riacceso il dibattito sulla tutela della fauna e sul ruolo delle istituzioni… a che punto siamo?
«Juan Carrito era un orso marsicano, tra le quindici specie animali del pianeta a rischio estinzione, e ad oggi sono rimasti soltanto sessanta esemplari come lui in Italia. La situazione non è delle più rosee, anzi. Sarebbero indispensabili dei miglioramenti alle infrastrutture per la tutela degli animali selvatici, ma a quanto pare risultano difficili e dispendiosi. Abbiamo una specie unica nel suo genere, che sta scomparendo lentamente, e soltanto tante proposte incompiute a riempire le scrivanie. Juan Carrito è morto dopo essere stato coinvolto in un incidente, in un tratto di strada che probabilmente aveva attraversato molte volte, poiché non attrezzato per salvaguardare la fauna. L’unica cosa a cui voglio pensare è che se n’è andato da orso libero, perché a questo punto è la sola cosa che conta. Scrivere questa parte finale del mio libro è stato il momento più difficile, e non nego di essermi commossa, immedesimandomi nei sentimenti puri e sinceri di un orso speciale, che nell’uomo aveva visto qualcosa di buono».