Cultura

“Storie di bombe e di sogni”: ricordi e speranze di guerra di otto grandi marchigiani nel libro di Luca Angelucci

Le voci di Giorgio Rocchegiani, Giannetto Magrini, Giovanni Fileni, Aldo Mancini, Leonella Memè, Gennaro Pieralisi, Mario Sasso e Corrado Olmi. La presentazione a Jesi «storie dal valore universale, doveroso narrarle»

Luca Angelucci, giornalista e autore di "Storie di bombe e di sogni"

JESI – Otto figure marchigiane illustri e i loro ricordi di bambini degli anni in cui la Seconda Guerra Mondiale ha attraversato questa terra. Racconti allo stesso tempo speciali e comuni – di quell’epoca e di tutte le epoche, comprese la nostra – e che per questo rappresentano tesori parlanti da conoscere e saper ascoltare. Le voci sono quelle di Giorgio Rocchegiani, Giannetto Magrini, Giovanni Fileni, Aldo Mancini, Leonella Memè, Gennaro Pieralisi, Mario Sasso e Corrado Olmi. A raccoglierle, nel bel libro “Storie di bombe e di sogni” edito da Mursia, il giornalista jesino Luca Angelucci, oggi caporedattore del settimanale “Gente” e in passato penna sulle colonne de «Il Giornale», «Il Messaggero di Ancona» e del settimanale «Il Diario».

Un saggio toccante, perché, come cita lo scrittore Sandrone Dazieri nella prefazione del volume: «Amadou Hampâté Bâ scriveva “Quando muore un anziano, è come se bruciasse una biblioteca” ma, grazie al lavoro di persone come Luca Angelucci, il danno viene ridotto, la storia rimane».

Le “Storie di bombe e di sogni” sono quelle dei futuri imprenditori Giovanni Fileni e Gennaro Pieralisi, scomparso un anno fa e qui alla sua ultima intervista. C’è, nel libro, la guerra vista dagli occhi di bambini che sarebbero diventati artigiani come Aldo Mancini, papà del Ct della Nazionale di calcio Roberto, e Giorgio Rocchegiani, coi suoi miracoli odierni atti di fiammiferi. C’è la signora Leonella Memè, che avrebbe poi sposato Luigi Bacci e sarebbe diventata mamma fra gli altri dell’attuale sindaco di Jesi. Ci sono gli artisti Giannetto Magrini, Mario Sasso e l’attore Corrado Olmi, venuto a mancare lo scorso anno.

“Storie di bombe e di sogni”, l’idea

Storie di bombe e di sogni, il libro di Luca Angelucci

«Li ho intervistati tutti fra gennaio e dicembre del 2020. Il primo Giorgio Rocchegiani, l’ultimo Giovanni Fileni- rammenta Luca Angelucci – colloqui cordiali, nel corso dei quali mi hanno tutti trasmesso l’emozione dei loro ricordi, di episodi drammatici e tragici ma anche leggeri o di momenti sorridenti. In loro sono riaffiorate ancora vive le sensazioni di quei momenti e la commozione».

Spiega Angelucci: «L’idea del libro è nata da una doppia esigenza. La prima, personale. Da bambino e da adolescente, ricordo le storie e i racconti di guerra dei miei nonni, che purtroppo non ascoltavo. Solo più tardi mi sono reso conto di quale patrimonio di memoria avevo sperperato e allora questa opera vuole un poco colmare quel vuoto. Quindi l’esigenza credo collettiva di non disperdere la memoria, tema che ritengo centrale». Un libro, dice Angelucci, «che vuol essere un omaggio alla mia terra alla quale, pur stando fuori da tempo, sono molto legato. Qui ho la mia famiglia e gli amici. E le figure che ho interpellato sono state scelte proprio in quanto bambini di allora, coi loro sogni coltivati in tempo di guerra e poi realizzati nelle rispettive vite. Di qui il titolo, “Storie di bombe e di sogni”».

Fra i racconti, «Aldo Mancini ricorda di come il padre, noto anti fascista, dovette scappare da casa, dove i fascisti erano andati a cercarlo, gettandosi dalla finestra, dal secondo piano. In campagna – descrive Angelucci – scavò e restò per tre giorni nascosto in una buca, nascosta dalla legna, senza mangiare né parlare. Aldo rammenta incredulità e felicità dei familiari nel rivederlo vivo dopo che per giorni non erano riusciti a trovarlo».

C’è chi, come Rocchegiani, si salva insieme al papà dagli arei che li mitragliano. Giovanni Fileni ha davanti gli occhi il mitra dei nazisti puntato sullo zio, Mario Sasso vede dalla finestra il padre faccia a faccia con un tenente delle SS che ordina la fucilazione di sette innocenti. Corrado Olmi “battezza” tre amici ebrei per proteggerli dalle leggi razziali. Ci sono fame e fughe, paura, speranze delle Marche e dell’Italia di allora. Probabilmente le stesse che tanti, troppi, in questo istante vivono in molte parti disgraziate del mondo.

«Ritengo le loro storie straordinarie- dice Angelucci – perché straordinario è sopravvivere quando tutto ciò che ti circonda minaccia di stritolarti, di cancellarti. Allora resistere è più di un verbo all’infinito, è una predisposizione dell’anima che influenza il corpo e ogni azione per trasformarsi nella volontà di non arrendersi. Migliaia di italiani, in altre regioni, hanno vissuto durante la guerra vicende analoghe, a cambiare sono solo i nomi delle persone e i paesaggi sullo sfondo. Le storie di questo libro possiedono un valore universale, perciò mi è sembrato doveroso narrarle».

“Storie di bombe e di sogni” sarà presentato a Jesi sabato 20 novembre alle 17,30 a Palazzo Bisaccioni.