Cultura

Una Sirena in sposa a Mazzini

Una storia di amore e migrazione senza tempo. L'attrice Fiorenza Montanari porta in scena l'incredibile vita di Mare, sua nonna, arrivata in Italia su un barcone della speranza

Fiorenza Montanari in "Mia nonna era una sirena"

APIRO – Una storia d’altri tempi, ma estremamente attuale, che nasce in Croazia, attraversa il mare e arriva in Italia, intrecciandosi con l’America. Una storia così bella che è diventata lo spettacolo teatrale “Mia nonna era una sirena” della compagnia Teatro Di Onisio. A raccontarla è Fiorenza Montanari, italoamericana, direttore artistico del Teatro Mestica di Apiro.

Andrea Quatrini interpreta Mazzini Montanari. Scatto di Claudia Plebani e Gabriele Pavani

Siamo nel 1944, la Seconda guerra mondiale non ha risparmiato il fronte jugoslavo: lavori forzati, sevizie, deportazioni, prigionieri senza colpe. Dopo il fallimento militare italiano nell’Africa orientale, l’Italia assume il ruolo dell’alleato subalterno alla Germania: insieme attaccano i Balcani che vengono rapidamente travolti. «In questo contesto storico – racconta Fiorenza – mia nonna, Mare Novak, insieme ad un fratello di 16 anni e una sorella di 21, è salita su un barcone con una valigia e ha lasciato per sempre la Croazia e l’isola di Lesina dove era nata e cresciuta». Mare aveva 22 anni: una bambola di porcellana tra gli effetti personali, qualche vestito, tante speranze. «Il barcone dovrebbe essere partito da Dubrovnik, lei non ha mai voluto parlare di questa esperienza quindi il condizionale è d’obbligo. C’era la guerra e le navi “ufficiali” non partivano più, la traversata via terra era decisamente insicura».

La storia nasce proprio qui, come ha raccontato ai suoi nipoti la traversata?
«Ci ha detto di essere stata una sirena, di aver attraversato a nuoto il mare, di notte, con le stelle come unica luce. Abbiamo sempre creduto a questa storia. Lei in Croazia aveva frequentato una scuola di italiano, voleva diventare insegnante ma questa scelta ha fatto sì che la famiglia venisse bollata come filo-fascista. Da qui la decisione dei genitori di mettere lei e i suoi fratelli su un barcone, l’unica speranza di futuro».

La bambola di Mare

Mare arriva a Bari dove incontra il suo futuro marito, Mazzini. «Mazzini Montanari, mio nonno. Dare un nome che celebrasse l’Italia, come Benito o Italo, era prerogativa fascista e i suoi genitori per protesta gli hanno dato quello che ritenevano il vero eroe italiano. Quando Mazzini vide Mare, appena sbarcata a Bari fu amore a prima vista: lui si occupava di smistare i profughi e le propose di lavorare nella mensa». Mare e la sorella si sposano insieme, con rito civile: la 21enne si unisce in matrimonio con un soldato americano e va a vivere negli Stati Uniti (rivedrà la sorella solo decine di anni dopo), Mare rimane con il fratello Jako e Mazzini e si trasferiscono nelle Marche, terra d’origine dell’uomo. Inizialmente vanno a vivere in Ancona dove i Montanari avevano una tappezzeria: dalla loro unione nascono tre figli. Il secondogenito è Sandro Montanari, geologo di Apiro, tra gli scopritori delle Grotte di Frasassi e attualmente direttore dell’Osservatorio Geologico Coldigioco di Frontale di Apiro.

Mare Novak

Come è nata l’idea dello spettacolo teatrale?
«Era il 2015 e mi trovavo a seguire un progetto europeo a Grottammare sul teatro. Durante una lezione mi chiesero come attraverserei il mare e io risposi “come una sirena”, memore del racconto di mia nonna che quando morì mi lasciò la bambola di porcellana con la quale aveva fatto la traversata. Nel frattempo la scuola elementare di Apiro mi ha chiesto di lavorare su uno spettacolo legato alla storia della Sirenetta e così mi sono letta il libro di Andersen».

“Mia nonna era una sirena” è andato in scena ad Apiro, Moie, Jesi, a Spello, ad Ancona e Fabriano. Recentemente anche in Puglia, a Nardò dove ha riscosso un grande successo. Una storia vera che prende molto dalla favola. «Nella storia di Andersen lei baratta la voce per avere le gambe, è un po’ quello che succede ai migranti: in un Paese che non è il tuo non conosci la lingua, perdi la voce, il migrante non ha più voce in capitolo, cioè che dice non ha valore. Nello spettacolo sono i bambini a darle la voce: quando Mazzini la ripesca dal mare e le chiede come si chiama, sono gli spettatori a rispondere ma lui non li sente. Ecco il senso di frustrazione che prova chi emigra».

In scena tu che interpreti Mare, e Andrea Quatrini, nei panni di Mazzini e della strega del mare. Uno spettacolo ricco di simbologia ed estremamente attuale. «La messa in scena è molto semplice: utilizziamo delle valigie, simbolo della migrazione e metafora di ciò che l’essere umano si porta dietro, c’è la bambola di mia nonna e due casette bianche diverse ma molto simili che rappresentano l’Italia e la Croazia. La luce di wood esalta i colori nel buio e dà l’idea dei fondali marini».

Alla fine il bacio del vero amore spezza l’incantesimo della strega del mare.
«La sirena scoppia a ridere di gioia e i due innamorati si sposano. Al termine della messa in scena parliamo con i bambini: molto di quello che hanno visto è frutto della loro fantasia. Il messaggio è che l’amore moltiplica, la guerra dimezza. L’amore è la voce di Mazzini e Mare, supera la disperazione di dover abbandonare casa, di portarsi dietro poco e niente, desideri e sogni in una valigia, l’arrivo senza voce in una terra dove si è costretti a barattare».

Fiorenza e Andrea in scena

L’intera stagione del Teatro Mestica di Apiro si basa sul tema dell’immigrazione per mare. Dalle traversate transoceaniche all’immigrazione più recente. In questo contesto si inserisce “Albania casa mia”, un monologo della compagnia romana “Argot Teatro”, vincitore del Festival Fratelli Cervi, che ha partecipato al Festival “20/30” per le giovani compagnie di teatro a Bologna. Lo spettacolo andrà in scena il 4 marzo al Teatro Mestica di Apiro con Aleksandros Memetaj, giovane attore che a soli 6 mesi viene portato in Italia, in provincia di Venezia. Mentre frequenta gli studi classici, all’età di 17 anni, vince per due volte consecutive il torneo di “Disputa filosofica” (palestra di botta e risposta) organizzato dall’Università degli Studi di Padova.