Buone notizie per San Severino e Camerino: rispettivamente al via la messa in sicurezza dell’abbazia di Sant’Eustachio in Domora e finanziati tre progetti per i musei dalla Regione Marche.
Nel primo caso si tratta di mezzo milione di euro che il Segretariato regionale per le Marche del Ministero per i beni e le attività culturali, a firma dell’Architetto Corrado Azzolini, ha concesso per gli interventi di messa in sicurezza dell’abbazia settempedana di Sant’Eustachio di Domora, una delle più antiche dell’Appennino centrale.
«Questa è la risposta che il comune, grazie alla Soprintendenza e al Mibact, potrà dare a un’emergenza ormai decennale per la quale molti si sono mossi ma solo a parole, come spesso avviene – le parole del sindaco Rosa Piermattei -. Sono grata al segretariato regionale del Mibact che ha compreso come fosse necessario un intervento urgente per garantire la tutela e, mi auguro, il futuro uso. I lavori consentiranno di recuperare un bene dal grande valore storico ma in forte stato di degrado che è finito per gravare, dopo la concessione in uso da un privato al comune, sulla intera comunità».
Il complesso monastico di Sant’Eustachio, incastonato sulla parete rocciosa a strapiombo sulla gola, è precedente al decimo secolo. L’abbazia fu abbandonata nel 1393. Nonostante alcuni interventi di restauro realizzati nel XVI e nel XVIII secolo, le sue condizioni sono progressivamente peggiorate nei decenni. Le opere più recenti, risalenti al 1964, hanno tentato di arrestare il degrado e prevenire i dissesti che sono comunque proseguiti, anche a causa dei terremoti fino a quello del 2016. Il comune ha già deciso, di concerto con l’Unione Montana Potenza, Esino e Musone, di mettere in atto anche azioni di valorizzazione dell’intera valle dei Grilli, luogo in cui si trova l’abbazia.
«Ad oggi è concreto il rischio di perdita completa del manufatto a seguito di eventi calamitosi anche di modesta entità per cui un intervento conservativo è realmente improcrastinabile» si legge nella proposta dell’intervento.
«Questo bene monumentale non era mai stato inserito in nessun programma di finanziamento di interventi ordinari ma neppure straordinari. Nel progetto, oltre al restauro, si prevede la realizzazione anche di strutture come laboratori di scultura e un piccolo auditorium. Le potenziali ricadute saranno significative per la città e per la comunità ma non solo, visto che l’abbazia di Sant’Eustachio in Domora è stata da sempre interessata dal passaggio dei pellegrini in cammino sulla via Lauretana» ha concluso il primo cittadino.
Buone notizie anche per Camerino che come slogan per i musei ha scelto, non a caso, “chiusi per inagibilità, aperti per vocazione”. Un’esperienza, quella dei Musei di Camerino, maturata con il sisma e che ora è esempio per molti. «Un’esperienza che porta a una visione territoriale in cui è importante fare rete – ha detto l’assessore alla cultura Giovanna Sartori -. Se c’è una cosa di cui sono ancora più convinta, anche dopo la grande emergenza che stiamo vivendo, è che la cultura e il turismo possano e debbano essere un punto di ripartenza fondamentale».
«Sono diverse le iniziative e le idee progettuali portate avanti in questi anni – ha aggiunto Barbara Mastrocola, curatrice delle collezioni civiche e direttrice del museo arcidiocesano – e che hanno permesso di dimostrare quanto sia possibile “non fermarsi”, poiché il museo non è solo un susseguirsi di sale espositive, un posto in cui conservare e mettere in bella mostra tele e sculture. È possibile perché non è solo un contenitore di opere d’arte, ma è esso stesso un contenuto d’arte e soprattutto di storie. È un luogo vero, dotato di una propria identità. Perché i musei non solo custodiscono capolavori, ma ci raccontano esperienze e, spesso, sempre più spesso, sono essi stessi parte della storia».
La Regione Marche ha approvato tre progetti per Camerino. Il primo in occasione del ritorno del ritratto di Giulia da Varano; l’altro di carattere espositivo, con una mostra che si svolgerà in autunno (Coronavirus permettendo) e che, senza svelare troppo, muoverà proprio dal prezioso ritorno del ritratto di Giulia da Varano e l’altro di natura gestionale e organizzativa. Si tratta, infatti, di un progetto di aggregazione tra le strutture museali cittadine, Pinacoteca e Museo Civici, Museo Arcidiocesano “G. Boccanera” e Sistema museale d’Ateneo che, nello specifico, è finalizzato a incrementare e migliorare la soglia di efficienza finanziario-gestionale delle strutture e l’ottimizzazione nell’erogazione dei servizi della rete dei musei, attraverso una serie di iniziative mirate che vanno dal marketing alla didattica, passando per l’individuazione di orari e aperture che garantiscano una sempre migliore fruibilità.
«I musei cittadini – ha aggiunto l’assessore Sartori – sono riusciti a stare in piedi ma ora cominciano a camminare in maniera più spedita grazie anche a una gestione sinergica tra Comune, Arcidiocesi e Ateneo».
Un progetto ambizioso appunto che vede anche la ricostruzione del Rettorato, del Duomo e del Palazzo Arcivescovile. «Quest’ultimo – ha spiegato l’arcivescovo di Camerino Francesco Massara – è già in fase progettuale e, da deposito delle opere dei due musei cittadini civico e diocesano, potrà essere futura sede museale. È chiaro che nessuno dei tesori di Camerino o che hanno trovato custodia a Camerino dopo il sisma, almeno per quanto riguarda quelli arcidiocesani, sarà mai trasferito in luogo diverso. L’arte è identità e l’identità non prescinde dalle radici. Radici che, però, possono essere messe ulteriormente in rete. È opportuno lavorare verso quello che è a tutti gli effetti un mio sogno e una opportunità per l’intera area del cratere, ossia mettere a sistema una rete museale che comprenda tutte le strutture espositive di Camerino, San Severino, Castelraimondo (con il Castello di Lanciano) e Matelica (con il Museo Piersanti), in modo da far ammirare a un pubblico sempre più vasto i tesori che custodiamo da secoli su queste terre».