ANCONA – Fiom Cgil lancia il grido d’allarme per la crisi che sta attraversando il settore metalmeccanico nello jesino, terra, fino a pochi anni fa, ricca di grandi imprese. Nel corso di un incontro con la stampa, avvenuto questa mattina ad Ancona, nella sede del sindacato, la segretaria regionale della Fiom Sara Galassi ha delineato un quadro della situazione che vede numeri in calo, sia sul fronte della presenza delle imprese sul territorio della Vallesina, sia in termini di calo produttivo.
Alcuni dati
Solo nell’ultimo anno, ha sottolineato Galassi, nello jesino «il numero delle aziende si è ridotto del 6,5%, con una perdita di 49 aziende e di posti di lavoro». Allargando l’orizzonte temporale al 2013, sono sparite 79 imprese con un calo del 10% (16 nel solo comune di Fabriano). I lavoratori nel 2022 sono 25.464 con una retribuzione media lorda annua di 28.728 euro.
Le ore di cassa integrazione autorizzate nel periodo gennaio-settembre 2023 in provincia nell’ambito della meccanica sono state 2,5 milioni in calo del 25,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre il valore è rimasto al di sopra di quello del 2019 (+ 14,4% e + 326mila ore), tanto che le ore di Cig autorizzate nella meccanica nella provincia di Ancona rappresentano il 55% del totale delle ore autorizzate nel settore a livello regionale. Un settore che risente in negativo anche del calo delle esportazioni che si attesta a -3,5% nel periodo gennaio-giugno 2023 rispetto al 2022, il calo maggiore interessa gli elettrodomestici (– 11,2%).
La crisi sta colpendo anche due importanti aziende del territorio, la Cnh, colosso nella produzione di macchinari e tecnologie per l’agricoltura e le costruzioni, e la Imr (l’ex Caterpillar), colosso dell’automotive. Due vertenze importantissime per il territorio, per questo il sindacato ha annunciato che i lavoratori delle due imprese parteciperanno allo sciopero del 17 novembre a Jesi.
La segretaria regionale della Fiom Cgil ha spiegato, affiancata da una rappresentanza di lavoratori delle due aziende, che «all’Imr i lavoratori sono ancora in cassa integrazione» e di conseguenza «i lavoratori non arrivano a percepire neanche 1.000 euro di salario al mese» con grosse difficoltà per un centinaio di famiglie del territorio. Inoltre, stando a quanto riferito da Galassi l’azienda avrebbe preannunciato l’intenzione di procedere ad un ulteriore anno di cassa integrazione, in questo modo, spiega la sindacalista «viene meno il rispetto dell’accordo» secondo il quale «a novembre i lavoratori sarebbero dovuti tornare in attività».
Le difficoltà salariali riguardano anche i lavoratori della Cnh quella che può essere considerata a pieno titolo, includendo anche l’indotto, «l’azienda più grande delle Marche» ha evidenziato Galassi. Nell’azienda, che a Jesi produce trattori per l’agricoltura tecnologicamente avanzati, la produzione è passata da oltre 17mila unità del 2022 alle attuali 12.300 unità ha spiegato un rappresentante sindacale.
Alla Cnh i lavoratori sono in cassa integrazione per 10 giorni al mese con una conseguente penalizzazione in termini salariali del 30%, una situazione che riguarda un migliaio di lavoratori. A pesare è anche l’incertezza verso il futuro. Il sindacato ha proposto alla direzione aziendale di riportare a Jesi la trasmissione, una lavorazione che era stata delocalizzata per far tornare i lavoratori a tempo pieno e di integrare le ore con la formazione retribuita. Il 22 novembre è previsto un incontro con l’azienda nell’ambito del quale il sindacato spera di avere le risposte attese.