Economia

Marche, mancano operai specializzati nelle costruzioni e addetti alla ristorazione. Il punto con Ance, Confcommercio e Cna

Secondo l'ultimo rapporto Excelsior Unioncamere (ottobre 2023) le maggiori difficoltà di reperimento raggiungono il 66,3% per gli operai specializzati, e il 53% per le professioni tecniche e commerciali

Operai specializzati nelle costruzioni e in campo ingegneristico, addetti alla ristorazione. Sono queste le figura professionali più ricercate dalle imprese. Secondo l’ultimo rapporto Excelsior Unioncamere (ottobre 2023) le maggiori difficoltà di reperimento raggiungono il 66,3% per gli operai specializzati, e il 53% per le professioni tecniche e commerciali.

Eppure in Italia sono circa 472mila gli ingressi programmati dalle imprese per il mese di ottobre e 1,2 milioni quelli per il trimestre ottobre-dicembre 2023, con una leggera flessione rispetto all’anno precedente (-1,2% nel mese e -1,4% nel trimestre). La difficoltà di reperimento del personale segnalata dalle imprese, riguarda il 51,0% delle assunzioni programmate.

Andando ancora più nello specifico il personale in assoluto più difficile da trovare sono gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (76% circa), insieme ai fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (71,8%), agli addetti nelle attività di ristorazione (64,6%) e ai tecnici in campo ingegneristico (64,1%). Figure ricercatissime in professioni che paradossalmente, al primo colpo d’occhio, sembrerebbero essere tra le più snobbate dai lavoratori. Ma è davvero così? È solo un problema di attrattività di questi comparti?

Alla base del problema che affligge il mondo della ristorazione (difficoltà a reperire addetti 64,6% dato Excelsior Unioncamere ottobre 2023) c’è un mix di fattori secondo il direttore Confcommercio Marche, Massimiliano Polacco: «stile di vita e fattori culturali» che hanno tolto appeal a professioni come quelle di cameriere e cuoco. «Molti ragazzi non vogliono più lavorare nei ristoranti perché è un’attività che impegna anche il fine settimana» spiega Polacco, sottolineando che le difficoltà di reperimento di personale riguardano maggiormente «la ristorazione più che l’accoglienza» perché in quest’ultimo ambito è più facile aggirare il problema ricorrendo alla turnazione.

Sul piatto della bilancia il direttore Confcommercio Marche mette anche l’aspetto culturale: «Negli ultimi anni si è spinto soprattutto sulla scolarizzazione e in questa maniera si stanno perdendo le professioni manuali. Non solo, il fenomeno dei neet, i giovani che non lavorano e non studiano, che nel nostro Paese è più diffuso che nel resto d’Europa, è emblematico di una nuova cultura: il lavoro stagionale e quello manuale in alcuni casi sono visti quasi come un’umiliazione e si preferisce restare a case e non fare niente, ma il lavoro nobilita l’uomo. Bisogna tornare alla cultura del fare: ogni esperienza lavorativa è importante nella vita e insegna qualcosa». Fondamentale, infine, secondo Polacco puntare sulla formazione in modo da eliminare il mismatch, ovvero il disallineamento tra offerta e domanda di lavoro.

La fuga dalle professioni manuali colpisce non solo il mondo del turismo, ma anche quello delle costruzioni, un comparto che negli ultimi anni ha visto un rilancio tra Bonus e ricostruzione post sisma (nelle Marche). Eppure, le imprese faticano a trovare operai, specie nei settori più specializzati. Spulciando i dati del sistema Excelsior Unioncamere, se il picco nelle difficoltà di reperimento riguarda gli operai addetti alle rifiniture, un 58,4% di difficoltà si riscontrano nella ricerca di addetti alle costruzioni e al mantenimento di strutture edili, mentre un 54% riguarda il personale non qualificato del comparto.

Il presidente Ance Marche Stefano Violoni

Insomma, il lavoro c’è ma mancano i lavoratori? «Il tema della carenza di personale è trasversale nel mondo del lavoro – spiega il presidente di Ance Marche, Stefano Violoni – Ed è stato determinato da un insieme di fattori. È frutto di scelte politiche di cui stiamo tutt’ora pagando le conseguenze, come ad esempio aver portato la scuola dell’obbligo da 14 a 16 anni».

Oggi la scuola nel nostro paese è suddivisa in 4 cicli di istruzione: scuola dell’infanzia, istruzione primaria e secondaria e istruzione superiore (università). Attualmente la scuola dell’obbligo abbraccia il periodo che va dai 6 ai 16 anni (biennio superiore) un limite stabilito nel 2006, mentre dal 1999 al 2006 l’obbligo terminava a 18 anni (quinta superiore) e prima ancora a 14 anni (stabilito nel 1962).

Secondo Ance Marche «aver innalzato l’obbligo d’istruzione a 16 anni ha penalizzato i lavori manuali». Tra gli altri fattori cita poi la crisi dell’edilizia che ha attraversato gli anni 2000 spingendo le imprese «a non investire e quindi a non assumere personale. Crisi che ha dissuaso tanti giovani dall’iscriversi alle scuole per geometri». Per Violoni «in Italia c’è una disaffezione al lavoro manuale, ma bisogna tornare a rimboccarsi le maniche perché altri Stati stanno mostrando una vivacità maggiore rispetto a quella che c’è nel nostro Paese».

Se da un lato il settore delle costruzioni sopperisce in parte alla carenza con «personale straniero», Ance Marche dall’altro evidenzia che gli stipendi non sono così bassi come si potrebbe pensare: «lo stipendio di un operaio edile di primo ingresso (operaio semplice) partono da 1.400 euro netti al mese, mentre un operaio specializzato arriva a prendere anche 1.800-1.900 euro netti al mese». Non solo, osserva, «il lavoro non è più impegnativo come era 20 o 30 anni fa, oggi ad esempio se si deve portare del materiale edile al terzo piano non lo si fa più a mano, ma con la carrucola. I macchinari rendono questo lavoro meno pesante».

Il presidente Cna Marche, Paolo Silenzi

Forti difficoltà nel reperimento di personale anche nel comparto moda e calzature dove la manodopera incide per «un 60% sul prodotto – spiega il presidente Cna Marche Paolo Silenzi – Le aziende hanno sempre più bisogno di figure specializzate, specie in un comparto, come quello della moda e delle calzature, dove il concetto di sostenibilità è un valore aggiunto importante». Cna Marche evidenzia che «servono figure specializzate, capaci di affrontare queste nuove sfide» e di tenere il passo con l’innovazione operata all’interno delle imprese per ottimizzare i processi produttivi.

«Servono figure specializzate nell’automazione, nella digitalizzazione – prosegue – figure già formate». In questo senso secondo Silenzi sono cruciali gli Its, in quanto nella loro compagine annoverano le associazioni di categoria in grado di intercettare i bisogni delle imprese, le aziende e poi le scuole che mettono a disposizione i loro docenti

Una formazione che secondo Cna è vincente «come dimostrano i dati: l’80% dei ragazzi che effettuano questi corsi vengono assunti». Si tratta di corsi da 1.800 ore di cui 900 sono di teoria e 900 di pratica (formazione on the job nelle imprese). «Gli Its sono molto funzionali alle esigenze delle imprese riuscendo a creare figure adeguate alle loro necessità» conclude Silenzi.