Nel 2022 è ancora calata la presenza degli sportelli bancari nelle Marche: – 35 in meno rispetto al 2021, e 110 in meno sul 2020. Una vera e propria “desertificazione bancaria”, secondo il sindacato di categoria Unisin/Confsal, che in una nota stampa del coordinatore regionale Paolo Ciccarelli denuncia: «Il processo avanza velocemente ed inesorabilmente in tutto il Paese e coinvolge in maniera importante anche la regione Marche. Le provincie hanno perso sportelli bancari con dimensioni preoccupanti. E anche per quest’anno il trend si conferma in continua evoluzione».
I dati raccontano che in regione nel 2020 gli sportelli bancari esistenti erano 790, nel 2021 erano scesi a 715 e nel 2022 a 680. Nel dettaglio provinciale, Macerata è passata dai 168 del 2020 progressivamente ai 143 del 2021 per giungere ai 137 sportelli del 2022. Ad Ancona si è passati dai 235 sportelli del 2020 ai 210 del 2021 e a 197 del 2022. A Pesaro e Urbino da 201 sportelli del 2020 si arriva ai 187 del 2021 e 175 del 2022. Ascoli Piceno nel 2020 aveva 105 sportelli, l’anno dopo 98, e 96 nel 2022. A Fermo erano 81 nel 2020; il 2021 ha registrato la presenza di 77 sportelli e di 75 nel 2022.
In forte diminuzione anche i lavoratori del settore, con un saldo negativo di 925 nell’arco di tre anni: nel 2022 gli addetti erano 5.218, contro 5.428 del 2021, e 6.143 del 2020.
«I risvolti evidenti – prosegue Ciccarelli – sono sotto gli occhi di tutti: imprese che chiudono e non riaprono più; posti di lavoro che si perdono; giovani che abbandonano territori per andare a lavorare in altre regioni o all’estero impoverendo complessivamente il tessuto economico e sociale del Paese. È un problema ormai noto, di portata nazionale, ma con impatti importanti nella nostra regione da sempre caratterizzata da una forte vocazione imprenditoriale, che ha visto negli ultimi anni diminuire le filiali in maniera esponenziale e privare dei servizi bancari oltre 30 comuni. A tutto questo si aggiungono poi le difficoltà connesse alla desertificazione, come la lontananza, se non addirittura, l’assenza di servizi primari quali il bancomat, che generano difficoltà a catena anche sull’indotto».
Non troppi anni fa c’era la corsa, da parte di tutti gli istituti di credito, ad aprire sportelli. Oggi lo scenario si è completamente ribaltato, anche per la forte spinta alla digitalizzazione dei servizi bancari. Ma questo processo – spiega il sindacato «sicuramente non aiuta quella fascia di popolazione anziana che presenta difficoltà oggettive a raggiungere gli sportelli distanti e ha scarsa confidenza con internet e gli strumenti informatici e digitali».
Per Unisin, la presenza capillare di sportelli, e quindi del credito, è essenziale, per questo chiede alla politica e alle istituzioni locali «una riflessione attenta, propositiva e costruttiva sul tema della desertificazione che permetta di coniugare gli obiettivi legittimi delle banche, definiti dai vari piani industriali, con le esigenze imprescindibili di una crescita sana e capillare di tutti i territori, compreso quello operoso, produttivo, resiliente, meraviglioso della nostra bella regione Marche».
«La politica – aggiunge Valerio Fabi segretario nazionale Unisin/Confsal – dovrebbe prevedere una normativa ad hoc che tenga insieme il ruolo della banche come servizio pubblico essenziale e con valenza sociale, con la presenza minima in base alla densità abitativa nei comuni, anche con eventuali sportelli leggeri aperti alcuni giorni alla settimana, ma senza abbandonare luoghi e persone più fragili».