Torna d’attualità il tema del mercato arabo e in particolare gli Emirati Arabi Uniti. La nazione è una delle ‘piazze’ verso le quali le Marche hanno orientato le esportazioni di prodotti.
Si tratta di un mercato che storicamente, a livello di esportazioni regionali «ha sempre pesato circa un 1% – spiega l’economista Alessia Lo Turco -, negli ultimi tempi, però, a causa della complessità del quadro internazionale» legato alla crisi in Medio Oriente e ai «problemi nei trasporti marittimi, in Mar Rosso e nel Canale di Suez», il flusso commerciale è risultato ostacolato, diventando «più esiguo», quasi azzerandosi.
Proprio ieri l’Italia ha siglato un accordo economico storico con gli Emirati Arabi: il Paese straniero ha annunciato 40 miliardi di dollari di investimenti. Sul tavolo fra gli impegni comuni presi da Italia ed Emirati Arabi ci sarebbero data center, intelligenza artificiale, industria avanzata, nuove tecnologie, energia, minerali e anche lo spazio. In previsione anche un accordo in materia di difesa e di investimenti, hanno riportato i media nazionali.
«Si cerca di diversificare il rischio sui mercati esteri e quindi le relazioni internazionali – commenta l’economista -. La presenza dei rappresentanti esteri favorisce lo scambio di investimenti fra le due aree e anche quelli commerciali. Molte esportazioni passano anche dalla presenza estera di filiari, punti di vendita o anche di showroom delle produzioni nazionali, per cui ben vengano questi incontri e questi accordi».
Lo Turco, docente di Economia politica dell’Università Politecnica delle Marche, spiega che tra i settori marchigiani che ne potrebbero trarre beneficio ci sono «la moda, con l’abbigliamento e le calzature, i macchinari specializzati che già vengono esportati negli Emirati Arabi Uniti».
Una volta c’era l’arredamento pesarese, con produzioni ad hoc rifinite persino in oro, questo business è finito? «Potrebbe esserci ancora una parte di business legato all’arredamento di alto lusso, anche perché, sempre nell’ambito del lusso, la cantieristica navale è coinvolta in questi mercati con la vendita di yacht di lusso, quindi perché no anche l’arredamento di lusso».
Negli ultimi tempi si parla molto delle ‘terre rare’, anche tra Stati Uniti ed Ucraina: cosa sono e perché sono tanto richieste? «In realtà non sono così rare, ma sono anzi piuttosto diffuse sul globo terrestre. Si tratta di quei materiali che sono alla base delle nuove tecnologie come ad esempio il litio e sono molto centrali nei processi produttivi attuali, specie di quelli più avanzati tecnologicamente, come anche ad esempio i microchip, per questo sono molto richieste. Il problema è che è molto costoso estrarle e non sempre sono di facile estrazione».
L’Europa, spiega, «è relativamente povera di queste ‘terre rare’ che sono per lo più sotto il controllo della Cina e degli Stati Uniti, sia direttamente perché presenti sul territorio o indirettamente tramite l’influenza di questi Paesi su altri, come ad esempio l’influenza cinese sul territorio africano».
Secondo l’esperta, alla luce del quadro geopolitico internazionale, le Marche dovrebbero «rafforzare gli scambi europei, quelli che al momento sono meno rischiosi».