Mentre il distretto del “bianco” fabrianese accusa l’ennesimo colpo della crisi (l’annuncio della delocalizzazione del 70% della produzione Elica in Polonia), mentre tessile-abbigliamento, pelli e cuoio fanno i conti con la spaventosa contrazione dei consumi interni e dell’export, idem per il distretto del legno e del mobile… Mentre nelle pagine dei nostri giornali si paventa la meridionalizzazione dell’economia marchigiana, mentre tutto questo accade, si torna a parlare con prepotenza di distretti, perché sono loro – i distretti appunto – la grande infrastruttura economica, tecnologica e produttiva del paese, e proprio da loro occorrerà partire per ripartire tutti insieme. Con un occhio alle priorità su cui puntare, come il digitale e il green, per sfruttare al meglio i fondi del Next Generation Eu.
Se ne è parlato – su scala nazionale ma il discorso vale per ogni regione – in una conferenza stampa via streaming organizzata da Intesa Sanpaolo, per presentare il suo tredicesimo rapporto annuale dedicato all’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali realizzato dalla Direzione Studi e Ricerca della banca. Il rapporto si pone l’obiettivo di rappresentare lo stato di salute dei distretti, evidenziando le criticità da superare, i fattori di resilienza su cui far leva e le priorità da affrontare per un rilancio economico duraturo e sostenibile. L’analisi è stata illustrata dal capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, e dal responsabile della ricerca Industry & Banking, Fabrizio Guelpa, con le conclusioni del consigliere delegato Carlo Messina. Il rapporto contiene una analisi dell’andamento della produzione e del fatturato delle imprese distrettuali e le prospettive per il 2021. Ampio spazio anche sul ruolo delle filiere per il rilancio dell’economia italiana e le priorità su cui puntare, come il digitale e il green, per sfruttare al meglio i fondi del Next Generation Eu.
Secondo il report, «dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, per il 2021 è atteso un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell’11,8%. Il recupero sarà parziale e lascerà il fatturato dell’aggregato distrettuale del 3% circa inferiore al livello del 2019. Pesano le difficoltà del Sistema moda e, più in generale, una prima parte dell’anno ancora penalizzata dalla pandemia. La reazione è significativa considerando che lo scorso anno il 25,2% delle imprese aveva avuto una marginalità negativa; circa la metà di queste imprese ha potuto contare sulla liquidità interna per appianare le perdite; le restanti hanno potuto attivare moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati».
Una piccola previsione di crescita, che potrebbe essere accelerata dopo il 2021 grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19.
Il rapporto sui distretti industriali 2020 mette in luce la tenuta sostanziale del sistema di filiere nonostante le grandi difficoltà legate alla crisi pandemica. «Più elementi ci spingono a un cauto ottimismo e a pensare che le filiere distrettuali possano continuare a rappresentare un tratto imprescindibile del tessuto produttivo italiano. In presenza di know-how e competenze diffuse, il ‘gioco’ virtuoso di concorrenza e cooperazione continua tra attori della filiera, ha consentito a molti distretti di competere con successo all’estero o di collocarsi stabilmente nelle catene globali del valore», hanno dichiarato Gregorio De Felice e Fabrizio Guelpa.
Tra i punti di forza emersi dall’analisi degli economisti Intesa Sanpaolo, c’è il fatto che nei distretti «emergono segnali di una struttura gerarchica delle
relazioni tra imprese, con capofila che concentrano un maggior numero di transazioni. Spiccano però anche relazioni tra imprese che appartengono alla stessa classe dimensionale, a testimonianza dell’elevato spirito di collaborazione che anima le filiere distrettuali». Inoltre, si legge nel report, i distretti sono realtà molto ben radicate nei territori, sia in termini di concentrazione di lavoratori altamente specializzati, che di interconnessione tra imprese e fornitori locali. E poi, «nei distretti sono presenti vantaggi di costo: l’abbondante offerta presente nei distretti si traduce in un grado di dipendenza contenuto da fornitori e costi di approvvigionamento. Non a caso nei distretti il 47% dei nuovi fornitori attivati durante la pandemia (pari nei primi nove mesi del 2020 al 19% in quantità e al 7,6% in valori) sono locali (entro i 50 Km) e hanno spesso sostituito forniture strategiche di prossimità».
«Lo schema delle filiere può rappresentare un forte moltiplicatore per la crescita del Pil», ha detto Carlo Messina. Per il ceo di Intesa Sanpaolo, grazie alle capacità e alle potenzialità delle filiere distrettuali, «quanto viene erogato dallo Stato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), può essere moltiplicato dando una forte accelerazione alla crescita. Se le stime fatte dal Governo comprendono solo l’impatto della parte pubblica credo che con la parte privata si può creare un indotto molto significativo che può rafforzare questa crescita».
Messina ha inoltre annunciato che «per continuare a giocare il ruolo a sostegno dell’economia reale e di accelerazione della crescita e, al contempo, per proporsi quale grande soggetto istituzionale a supporto dell’attuazione del Recovery Plan, Intesa Sanpaolo intende mettere a disposizione nell’orizzonte del Pnrr oltre 400 miliardi di erogazioni a medio-lungo termine». «Circa 120 miliardi – ha aggiunto – per Imprese con fatturato fino a 350 milioni. Circa 150 miliardi a Imprese con fatturato superiore a 350 milioni e oltre 140 miliardi a privati. Gli interventi a favore delle imprese – saranno realizzati principalmente in ambiti strettamente collegati con il Pnrr. In particolare green, circular e transizione ecologica, infrastrutture e trasporti, progetti di rigenerazione urbana e inclusione sociale».