ANCONA – Secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, elaborati dall’Ires Cgil Marche, nel secondo trimestre del 2020, nel pieno dell’ondata di pandemia, le aziende marchigiane hanno assunto 29.327 persone, il 56,2% in meno rispetto allo stesso periodo 2019 (quasi -38 mila circa).
Le tipologie contrattuali che registrano la maggiore perdita rispetto allo stesso periodo del 2019 sono quelle a termine e precarie: infatti passano da 24.236 del 2019 a 9.461 del 2020 con una diminuzione del 61%.
Nello specifico, i contratti di apprendistato erano 3.530 nel 2019 mentre nel 2020 sono 1.256 (-64,4%), i contratti stagionali diminuiscono del 44,3% passando dai 12.143 dello scorso anno ai 6.766 del 2020. In netta diminuzione anche le assunzioni in somministrazione, che segnano un -62,2% e passano da 7.866 del 2019 a 2.942 del 2020; infine, le assunzioni con contratto intermittente che registrano una netta diminuzione (-53,2%) passando da 13.310 del 2019 a 6.229 dello stesso periodo di quest’anno.
Le assunzioni a tempo indeterminato subiscono un crollo (-54,5%) passando dalle 5.881 del 2019 a 2.673 del 2020.
Tra i settori economici e produttivi, quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche vede una diminuzione di assunzioni pari al 62,2% (7.819 in meno), il settore manifatturiero, energia gas acqua e rifiuti segna un calo delle assunzioni pari al 59,9% (quasi 6.000 in meno), quello del commercio, turismo, alberghi, ristorazione è quello più di tutti risente del calo ed infatti è anche quello dove il lavoro precario è maggiormente presente (-18.000 assunzioni pari al 56,4%).
Anche le cessazioni hanno risentito della situazione economica e delle scelte del Governo sul blocco dei licenziamenti, infatti sono state 27.399, il 41,2% in meno rispetto al secondo trimestre del 2019.
Il saldo assunzioni-cessazioni del trimestre risulta positivo nel complesso (+1.928) ma fa registrare un valore inferiore a quello degli anni precedenti (22.117 nel 2018 e 20.355 nel 2019).
I saldi sono negativi per tutte le tipologie contrattuali, ad accezione dell’apprendistato (+539) e dei contratti stagionali (+5.383).
Sul totale delle nuove assunzioni, quelle a tempo indeterminato sono una quota molto ridotta (9,1%); la tipologia contrattuale maggiormente presente è il contratto a termine (32,3%), seguita dal contratto intermittente (21,2%).
Nelle Marche, la quota di contratti a tempo indeterminato sul totale di quelli attivati è nettamente al di sotto della media del Paese: la regione è ultima per l’incidenza dei contratti a tempo indeterminato tra i nuovi rapporti di lavoro. Anche l’incidenza dei contratti a termine sul totale è inferiore alla media nazionale (40,1% contro 32,3%). In riferimento alle attivazioni di contratti di somministrazione, il valore regionale è in linea con la media nazionale (10,5%). La regione risulta inoltre essere la prima in Italia per la più alta incidenza dei contratti intermittenti (21,2% contro la media nazionale del 9,4%).
«I dati elaborati dall’Ires sono importanti per capire quanto sta avvenendo sul fronte occupazionale nelle Marche e per immaginare quali saranno le conseguenze sul mercato del lavoro dopo la fine del blocco dei licenziamenti voluto dal sindacato e gli interventi di cassa integrazione per Covid», dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche. «La caduta della produzione industriale, del fatturato e del Pil anche nella nostra regione, è stata attutita anche grazie agli strumenti messi in campo dal Governo; i lavoratori meno garantiti però hanno pagato duramente e sono venuti a galla tutti i limiti del sistema degli ammortizzatori sociali e tutela per chi ha perso un posto di lavoro. L’auspicio è che non ci sia una seconda ondata dell’epidemia perché gli effetti potrebbero essere molto più forti sul piano dell’occupazione; per questo va riformato il sistema degli ammortizzatori al più presto, utilizzando anche le risorse europee, perché non possiamo permetterci che nessuno resti senza tutele».