L’industria manifatturiera delle Marche chiude il 2023 con attività produttiva e commerciale in rallentamento rispetto al 2022 più marcata sul mercato interno rispetto all’estero. E ancora: è in contenuto aumento la spesa per gli investimenti delle imprese marchigiane ed è sostanzialmente stabile il dato occupazionale. La sede Confindustria di via Bianchi ad Ancona ha ospitato questo pomeriggio, 13 maggio, la presentazione del Rapporto annuale sull’economia marchigiana. Un momento ormai abituale, con ospiti qualificati, quello promosso da Confindustria Marche ed Intesa Sanpaolo, che rappresenta l’occasione per un’analisi sullo stato di salute delle imprese, sul contesto italiano ed internazionale, sulle prospettive future e le nuove sfide da affrontare.
«Il Rapporto 2023 sull’industria fotografa un altro anno complesso, caratterizzato da numerosi elementi di incertezza, a partire dalle tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente – ha osservato il presidente di Confindustria Marche, Roberto Cardinali – In questo scenario, le imprese hanno dovuto fronteggiare un calo della domanda, un’inflazione elevata, tassi d’interesse alti, tutti elementi che hanno frenato crescita e investimenti, comunque in contenuto aumento rispetto al 2022. Gli indicatori ci mostrano un graduale miglioramento per il biennio che ci attende per il taglio dei tassi, la implementazione del PNRR e dei fondi comunitari, il rafforzamento del commercio mondiale, nonostante le grandi tensioni politiche tuttora persistenti. Sarà fondamentale accrescere maggiormente la spesa per investimenti sia materiali che immateriali. Compito del sistema confindustriale, insieme alle banche ed alle istituzioni, è quello di accompagnare e governare un percorso di crescita e maggiore competitività per le imprese, affrontando le principali sfide del nostro tempo, come innovazione, digitalizzazione, internazionalizzazione e transizione energetica».
Ha introdotto i lavori il presidente di Confindustria Marche Roberto Cardinali. A seguire l’intervento di Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo. Gregorio De Felice, chief Economist Intesa Sanpaolo, ha rappresentato lo scenario nazionale e le prospettive economiche per l’Italia. Il professor Marco Cucculelli dell’Università Politecnica delle Marche ha invece illustrato il Rapporto 2023 sull’industria marchigiana e presentato le risultanze di un’indagine su un campione di imprese marchigiane sul tema della sostenibilità.
Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo: «L’elevata vocazione industriale delle Marche, con un tessuto economico che vede la massiccia presenza di piccole e medie imprese, di distretti industriali e filiere di prossimità può e deve continuare a rappresentare un punto di forza, in primis per capacità di visione strategica grazie alla collaborazione tra le imprese e gli altri attori del territorio. Tanto più per una regione come le Marche sarà importante il nuovo programma “Il tuo futuro è la nostra impresa” con cui Intesa Sanpaolo mette a disposizione 120 miliardi di euro fino al 2026 per accompagnare la progettualità di PMI e aziende di minori dimensioni su ambiti prioritari e trasversali come Transizione 5.0 ed efficientamento energetico, sviluppo all’estero e su nuovi mercati, progresso digitale e cybersicurezza. Le realtà che investono oggi possono ritagliarsi un importante vantaggio competitivo nel prossimo futuro. Il nostro impegno, come prima banca del paese e della regione, è focalizzato a supportare le imprese con risorse finanziarie e strumenti dedicati per accompagnarne le scelte di investimento e far cogliere le opportunità presenti sui mercati, stimolando la crescita verso obiettivi condivisi».
Gregorio De Felice, chief Economist di Intesa Sanpaolo: «Nel corso del 2024 ci aspettiamo una ripresa dell’economia italiana che potrà contare sul contributo dei consumi e degli investimenti. In questa direzione spingono il rientro dell’inflazione, la riduzione dei tassi di interesse e la messa a terra dei fondi del PNRR. L’80% della spesa effettiva del PNRR si concentrerà nel triennio 2024-2026, con potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle infrastrutture e sulla transizione digitale e green. La ripresa prevista per la seconda metà del 2024 accelererà nel corso del 2025, anche grazie ad una miglior dinamica del commercio internazionale. Anche l’economia marchigiana trarrà vantaggio da questo contesto favorevole. Secondo le nostre analisi, le imprese della regione che nel recente passato hanno investito nel digitale e in autoproduzione di energia hanno ottenuto vantaggi significativi in termini di crescita, redditività e produttività. È però necessaria una maggiore diffusione di queste strategie virtuose nel tessuto produttivo locale attraverso un’accelerazione degli investimenti».
Le sfide delle transizioni in ottica 5.0 sono state al centro della tavola rotonda che ha coinvolto Stefania Bergamaschi, direttrice commerciale imprese Emilia Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo e gli imprenditori Antonio Bontempi di GEM Elettronica, Rita Bucchi di Clementoni, Massimo Cecchini di STR Automotive, Enrico Loccioni per Loccioni ed Elisabetta Pieragostini di Da.Mi. A chiudere il pomeriggio, con un approfondimento sui nuovi strumenti di politica industriale per la crescita, il viceministro delle imprese e del Made in Italy Valentino Valentini ed il presidente della Giunta regionale delle Marche Francesco Acquaroli. Ha moderato i lavori il direttore del Corriere Adriatico Giancarlo Laurenzi.
Marco Cucculelli, Università Politecnica delle Marche e curatore del Rapporto 2023 sull’industria marchigiana, ha detto: «Il 2023 è stato un anno che ha visto da un lato il progressivo esaurimento dei benefici legati alla gestione della fase post Covid e dall’altro l’acuirsi di situazioni di tensione sul geopolitico ed economico. In questo quadro congiunturale, il sistema delle imprese ha mostrato una buona capacità di reazione, mantenendo soddisfacenti livelli di produzione, continuando le attività di investimento e presidiando i mercati di destinazione delle esportazioni con prodotti di qualità migliorata. Alla base di tali risultati ci sono i comportamenti delle imprese sul fronte dei nuovi fattori di vantaggio competitivo. In particolare, è cresciuta significativamente la quota di imprese con investimenti in tecnologie 4.0 e digitali; si è estesa la sensibilità ai percorsi ESG attraverso un netto miglioramento delle attività sostenibili, specie in ambito ambientale; si è ampliata la platea delle imprese attive sul fronte delle nuove tecnologie strategiche e a basso impatto ambientale. Fattori questi che evidenziano lo sforzo di miglioramento e che certamente aiuteranno il sistema delle imprese ad affrontare il turbolento quadro competitivo del prossimo biennio».
Quindi, Valentino Valentini, viceministro Ministero delle Imprese e del Made in Italy: «Il quadro che emerge dal rapporto è quello di un anno complesso, un dato comune un po’ a tutto il sistema economico italiano ma con delle prospettive di ripresa. Su queste il governo scommette. In primo luogo con un atteggiamento diverso rispetto a chi crea ricchezza e lavoro, che deve essere sostenuto e non ostacolato. E poi con strumenti come il piano Transizione 5.0, che mette in campo oltre 6 miliardi di euro per supportare la modernizzazione delle imprese, tema fondamentale in un contesto internazionale sempre più complesso, in cui l’innovazione è fondamentale per rendere il nostro Made in Italy sempre più competitivo».
Francesco Acquaroli, presidente Regione Marche: «Ad un anno e quattro mesi dall’avvio della nuova programmazione Europea, abbiamo avviato oltre il 50% di risorse attraverso i bandi. Questo colloca la nostra regione, che ha garantito il cofinanziamento per oltre 120 milioni di euro, tra le regioni in Italia con avanzata capacità di spesa. L’avanzamento del FESR è al 52% con 291 milioni di euro assegnati, mentre l’FSE è al 45% con 126 milioni attivati. Siamo consapevoli che anche le Marche hanno risentito delle conseguenze globali e ereditiamo una situazione di regione in transizione che ci impone di mettere a terra i migliori strumenti per le nostre imprese e il nostro tessuto. Stiamo lavorando verso questo obiettivo e la collaborazione con Confindustria e le associazioni di categoria è un tassello importante per questi obiettivi comuni».