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Agnello fabrianese e vernaccia cerretana, a scuola si studia la biodiversità

Gli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario “Morea Vivarelli” di Fabriano alla riscoperta delle specialità autoctone, con l'obiettivo di rilanciare ciò che sembrava essere andato perduto nella memoria dei fabrianesi

Il preside Emilio Procaccini dell'Istituto Tecnico Agrario “Morea Vivarelli”

FABRIANO – Gli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario “Morea Vivarelli” di Fabriano alla riscoperta delle specialità autoctone. Due biodiversità sono in continua fase di studio per essere rilanciate come non mai nel territorio: l’agnello fabrianese e la vernaccia cerretana. Dal 2012 grazie al costante lavoro del Prof. Francesco Sbaffi, responsabile dell’Azienda Agraria Didattica dell’Istituto Vivarelli, si è ritornato a parlare del legame tra tradizione e territorio rilanciando ciò che sembrava essere andato perduto nella memoria dei fabrianesi. A tracciare un profilo del lavoro svolto fino ad ora è il preside Emilio Procaccini.

In cosa consiste il progetto sulla Biodiversità Fabrianese?
«La base concettuale è scaturita dalla volontà dell’assessorato alle attività produttive del comune di Fabriano e dalla conduzione culturale ed agronomica dell’Istituto Agrario Vivarelli, entrambe tese alla valorizzazione delle tipicità territoriali».

Quali i focus nello specifico?
«I due progetti produttivi, il primo legato alla formazione zootecnica ed il secondo finalizzato all’implementazione dell’articolazione di studio viticoltura ed enologia, intendono focalizzare l’attenzione su di una razza ovina, l’agnello di razza fabrianese, e su di un vitigno (in particolare trattasi di vernaccia cerretana) che sono espressioni specifiche dell’agricoltura montana subappenninica e che ne denotano l’unicità identitaria legata al territorio fabrianese».

Qual è il bilancio del progetto da quando è iniziato ad oggi?
«Siamo all’inizio del percorso di pubblicizzazione di esperienze già implementate nell’ambito della progettazione didattica di indirizzo e aziendale. Riteniamo che tale patrimonio costruito in anni di lavoro scolastico debba attirare la conseguente attenzione».

Prossimi step?
«Proprio quelli di una puntuale informazione circa gli sviluppi di una politica didattica e produttiva primariamente tesa a consolidare le risorse che caratterizzano la dotazione fondiaria, strutturale ed organizzativa dell’Azienda Agraria costitutiva dell’istituto».

Lo studio e la cura che i ragazzi sperimentano nell’Azienda Agraria dell’Istituto, saranno declinati in nuove attività lavorative dopo il diploma?
«Il profilo educativo, culturale e professionale (pecup) di uno studente che consegue il diploma tecnico di perito agrario prevede l’acquisizione di competenze immediatamente spendibili sia in contesti lavorativi di settore che nella prosecuzione degli studi a livello universitario. Le esperienze dei percorsi di orientamento e di competenze trasversali (ex alternanza scuola-lavoro) offrono inoltre, per effetto dei numerosi legami che l’Istituto ha costruito con le realtà imprenditoriali del territorio più virtuose, un caleidoscopio di concrete opportunità di sperimentazione diretta di situazioni lavorative».