FABRIANO – Presentazione del libro “I signori del lusso” del giornalista Simone Filippetti oggi, 18 maggio, alla Residenza La Ceramica a Fabriano. Insieme all’autore del libro, il presidente di Elica Francesco Casoli, l’AD di IGuzzini Andrea Sasso e il direttore del Corriere Adriatico Giancarlo Laurenzi.
«Ho accettato con enorme piacere di venire a presentare questo mio libro a Fabriano. Sento questa città un po’ mia, l’ho raccontata per lavoro perché merita di essere raccontata. Una città forse nel mezzo del nulla, ma che ha una concentrazione di molti avvenimenti: aziende familiari che diventano multinazionali, banche rampanti che poi subiscono la crisi. Se vuoi sapere che succede in Italia, guarda Fabriano perché qui c’è tutto. È una specie di scherzo della storia, se non ci fosse stata la carta e dopo Aristide Merloni che andato a Torino decide di tornare perché ha un’intuizione geniale, un’idea imprenditoriale, la storia non sarebbe iniziata, in un certo senso. Il tasso di manifattura è altissimo ancora oggi e nonostante tutto. Eppure ci sono problematiche legate alle infrastrutture che, purtroppo, durano da tempo, si pensi alle strade e vie di comunicazione in genere. L’idea di questo libro mi è venuta in vacanza, d’estate, conoscevo la storia di Giovanni Tamburi da anni, storia interessante perché è partito con pochi capitali ed ha supportato tante piccole aziende che altrimenti avrebbero avuto difficoltà a emergere. Raccontare, dunque, una storia diversa. L’Italia ha grandi individualità, il made in Italy è un brand di cui gli stranieri sono innamorati. Eppure abbiamo dimensioni delle aziende che le portano ad avere difficoltà a competere con le grandi aziende in uno scenario globale. Un’Italia che nonostante burocrazia, fisco, politica, carenze infrastrutturali, possiede aziende con imprenditori creativi che riescono a farcela, soprattutto se trovano capitali che garantiscano di accettare la globalizzazione. L’ho scritto in un modo che tutti possano capirlo, in modo semplice e coinvolgente», ha spiegato l’autore del libro.
«Certamente non mi sento un signore del lusso. Voglio piuttosto evidenziare come Fabriano sia una città geniale. Abbiamo uno spirito di difesa dal mondo che ci sta attorno, come accaduto nella storia quando i Longobardi accerchiarono gli abitanti dell’epoca. Oggi, nessuna grande azienda è solo ed esclusivamente a conduzione familiare. Se vuoi fare il salto è, dunque, necessario condividere. In Elica nel nostro piccolo lo abbiamo fatto: ingresso di Whirlpool e quotazione in borsa. La comunicazione è importante perché deve contribuire a veicolare le informazioni che le provengono dalle aziende, capendo che certe decisioni prese vanno tarate nel medio-lungo periodo. Alcune aziende sono fallite, anche nel nostro territorio, proprio perché non si sono prese decisioni», ha evidenziato, a più riprese, il presidente di Elica, Francesco Casoli.
«Le aziende non sono nazionali, sono transnazionali. Sono di chi ci crede e quindi di chi investe, portandole a espandersi nel Mondo. Gli imprenditori, in Italia, sono degli eroi perché riescono – con difficoltà oggettive e indipendenti dalla loro volontà – a competere», le parole dell’AD di IGuzzini, Andrea Sasso.
«La competizione è fatta su competenza, innovazione e costo della manodopera. La missione dell’imprenditore è fare andare bene l’azienda, non salvare il made in Italy che invece deve essere compito della politica. Se perdo di vista l’obiettivo imprenditoriale rischio che venga qualche realtà industriale dall’estero che mi fa chiudere. Siamo nel pieno del passaggio generazionale, l’errore principale a livello nazionale è stato l’individualismo. La soluzione è iniziare ad aprirsi anche a livello imprenditoriale recuperando la responsabilità sociale. Le Marche si sono balcanizzate e si aspetta sempre la soluzione dall’alto per questo è fondamentale aprire la mente», ha concluso Casoli.
«I capitali e le idee buone li prendiamo da ovunque provengano, l’importante però è che si investa in Italia. Questo, credo, sia il must da seguire. C’è stato un impoverimento a livello politico e in vari altri settori, per questo le generazioni che dovevano subentrare si sono fermate. Soluzione: unità di intenti e di teste», ha chiosato Sasso.
«Non dobbiamo inventare nulla, non dobbiamo copiare nulla, perché lo abbiamo già fatto e possiamo tornare a farlo», l’invito conclusivo dell’autore del libro, Filippetti.