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Cantiere sulla Sp 16 tra Fabriano e Sassoferrato, Fiom: «Rischi per i lavoratori»

Lavori partiti da circa oltre un mese e che dovrebbero protrarsi fino alla prossima primavera. Disagi sia per i residenti che per le aziende che hanno sede nell’area industriale Berbentina di Sassoferrato. Infatti, le strade alternative sono tortuose e dissestate

FABRIANO – La Fiom torna a puntare i riflettori sulla chiusura della Sp 16, che collega Fabriano a Sassoferrato, per alcuni lavori urgenti sul ponte. Lavori partiti da circa oltre un mese e che dovrebbero protrarsi fino alla prossima primavera, creando innumerevoli disagi sia per i residenti che per le aziende che hanno sede nell’area industriale Berbentina di Sassoferrato. Infatti, le strade alternative sono tortuose e dissestate.

«La chiusura della Sp16 che collega Sassoferrato a Fabriano, ci riporta ad una condizione di completa mancanza capacità di pianificazione, all’interno delle esigenze del territorio. Si è isolata completamente un’area industriale, come la Berbentina, dove lavorano importanti aziende che contribuiscono alla ricchezza del territorio e del Paese, con milioni di euro di fatturato quotidiano. Per diversi mesi sarà ancora più difficile raggiungere la Faber, la Sirius, l’Antonio Merloni, la Ritrama, la Diasen e tutta le loro filiere: poi quando si aprono le crisi aziendali, tutti ci spiegano che faranno di tutto per rendere il territorio attrattivo, ma così si rischia invece di creare alibi per chi non aspetta il minimo pretesto per spostare produzioni in altre parti del mondo», tuona Pierpaolo Pullini, responsabile per la Fiom del distretto economico di Fabriano e comprensorio.

La posizione

«La logistica è uno dei costi più importanti che pesa sulle produzioni, a maggior ragione nell’area fabrianese dove sono superiori in quanto zona disagiata. Ogni giorno centinaia di mezzi pesanti di traffico nazionale ed internazionale, centinaia di macchine che trasportano oltre mille persone, raggiungono la zona esclusivamente per motivi di lavoro: i soli dipendenti delle maggiori aziende arrivano da almeno 3 province diverse, dovendo percorrere strade secondarie dove non è stata neanche ripristinato il fondo stradale nei tempi dovuti, senza illuminazione e segnaletica orizzontale, proprio durante la stagione invernale, durante la quale per diverse ore del giorno è presente ghiaccio (si ricorda che molte aziende lavorano anche con turni notturni).

Non si sarebbero potuti organizzare i lavori in un diverso periodo dell’anno? È noto che almeno un terzo degli infortuni mortali sul lavoro sono legati al c.d. “rischio strada” quindi le azioni di prevenzione andrebbero in direzione diametralmente opposta rispetto a quanto invece deciso», prosegue Pullini. Si sono già verificati alcuni incidenti che fortunatamente non sono sfociati in tragedie, e questa è la cosa più importante. «Un territorio che vuole sopravvivere e rilanciarsi ha bisogno di una diversa progettualità, di una pianificazione coerente con le esigenze delle persone che ci vivono e di chi ci lavora: adesso le Istituzioni mettano in campo immediatamente azioni concrete e coerenti per tamponare le emergenze che sono nate dalle scelte fatte e si finiscano al più presto i lavori di manutenzione e messa in sicurezza che comunque erano noti da anni», conclude.