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Coach Aniello: «Ecco la Janus che ho in mente»

Fabriano verso la serie B. Il tecnico ha le idee chiare: «Vorrei tre giocatori di categoria in quintetto, almeno un paio di conferme e una panchina fatta di giovani grintosi e determinati». Nel frattempo, si sposa a Barcellona il 29 luglio con la sua Ivanna

L'allenatore della Janus Fabriano, Daniele Aniello

FABRIANO – Mentre all’esterno impazza la canicola, coach Daniele Aniello fa il “topo d’ufficio” dentro le stanze del PalaGuerrieri. E’ lì che l’allenatore della Janus Fabriano, dopo aver guidato i cartai alla promozione in B, ha trascorso le ultime settimane, iniziando a programmare la prossima stagione nella impegnativa terza serie nazionale… ma pensando anche ad un altro imminente evento che lo vedrà protagonista, il matrimonio con la sua Ivanna il 29 luglio a Barcellona (a proposito, auguri!).

Coach Daniele Aniello, prima di tutto una domanda scontata: resterai a Fabriano, sì? Perché ancora di ufficiale non abbiamo saputo nulla…
«Manca ancora il nero su bianco per qualche dettaglio. Ma, sì, allenerò la Janus in serie B e l’Under 20 della Basket School».

Sono passate tre settimane dal giorno della promozione in serie B. A mente fredda, come hai ripercorso la bella stagione da poco conclusa?
«Sembrerà strano, ma più che le lunghe serie di vittorie, ad essermi rimasti più di tutti in mente sono i momenti difficili – per fortuna rari – e come ne siamo venuti fuori. Penso ad una sconfitta in rimonta subita a Falconara e alla successiva immediata reazione, oppure alla sberla che ci aveva dato Civitanova da cui ci siamo rialzati subito, o alla sconfitta interna con Cerignola cui ha fatto seguito la riscossa vincente contro Lamezia. Ecco, siamo sempre stati bravi a ripartire, a reagire dopo gli schiaffi. Siamo stati bravi a superare ogni piccola crisi. E’ questo ciò che mi resta di più in mente».

Mentre la società è impegnata a sbrigare rapidamente le pratiche burocratiche per la partecipazione alla serie B, tu hai già iniziato a pensare a che tipo di squadra ti piacerebbe avere?
«Fosse per me confermerei tutti, perché sono convinto che la stessa formazione con cui siamo stati promossi dalla serie C, farebbe bene anche in serie B. Ma nella realtà è impossibile, in primis per i regolamenti, visto che due pedine chiave come gli stranieri Nedwick e Tarolis in B non possono giocare. Questo ci obbliga a stravolgere la tipologia di squadra. Per ora non abbiamo nessuna certezza sulla rosa, se non che faranno parte dei dodici i giovani James Cummings, un ’98, e Alessandro Fanesi, un ’99».

In linea di massima, cosa state cercando?
«Partendo dalla consapevolezza che avremo un budget modesto, l’idea è quella di prendere almeno tre giocatori del quintetto che abbiano già giocato in B: preferisco tre giocatori buoni ad una sola star. A questi, si potrebbero aggiungere un paio di conferme. Per la panchina quasi tutti giovani, gente intensa e che ci dia dentro. Martedì abbiamo provato un po’ di ragazzi da fuori, qualcuno ci ha fatto una buona impressione, due o tre ci interessano. Poi tutto dipende da come evolve il mercato. E’ vero, siamo un po’ indietro nella costruzione della squadra, ma è altrettanto vero che siamo stati promossi da nemmeno venti giorni e non è che si possono fare i miracoli in così poco tempo. Anche perché la società ha davvero mille cose da pensare in vista di questo campionato nazionale. Ma tutti stanno lavorando con grande impegno e sono sicuro che faremo bene».

Sia per te che per la Janus sarà la prima esperienza in serie B: hai già iniziato ad analizzare il nuovo campionato?
«Credo che la differenza principale rispetto alla serie C sia la differenza di intensità e fisicità, di struttura fisica dei giocatori. Poi, certo, si gioca di più a pallacanestro».

Per te sarà una bella sfida?
«Sono molto carico, lo ammetto. Per me è un ulteriore passettino avanti nella carriera di allenatore. Per Fabriano, l’obiettivo deve essere prima di tutto quello di stabilizzarsi e consolidarsi a questo livello. Il messaggio che deve passare è che questo è un posto in cui si può lavorare bene nel basket, dove c’è passione e tradizione. E almeno mille persone ad applaudirti la domenica».