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Comparto edile, le rivendicazioni dei sindacati e la disamina regionale sul settore

Dal 2009 al 2016, si sono persi circa 14mila posti di lavoro e chiuse circa 3.200 aziende, questi i numeri resi noti dei vertici regionali dei sindacati Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, rispettivamente Daniele Boccetti, Luca Tassi e Luciano Fioretti

I tre segretari regionali del comparto edile dei sindacati
I tre segretari regionali del comparto edile dei sindacati

FABRIANO – Diciotto, quattordicimila e tremiladuecento. Questi i tre numeri fondamentali resi noti dai vertici regionali dei sindacati Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil durante la conferenza stampa svoltasi questa mattina, 21 novembre, all’interno del campo base della Quadrilatero di Borgo Tufico a Fabriano.

Presenti i tre segretari regionali dei sindacati di categoria: Daniele Boccetti, Luca Tassi e Luciano Fioretti che hanno confermato lo stato di lotta dei lavoratori del comparto edile per il mancato rinnovo del contratto nazionale. «Sono 18 mesi che stiamo aspettando e il 18 dicembre scenderemo in piazza, in diverse città italiane, per ribadire la centralità di questo settore per l’economia nazionale».

In un contesto italiano molto difficile, la situazione all’interno della Regione Marche, al netto di sottili riprese legate alla fase uno della ricostruzione nel cratere, «evidenziano una perdita secca di quasi il 50 per cento dei posti di lavoro. Dal 2009 al 2016, si sono persi circa 14mila posti di lavoro e chiuse circa 3.200 aziende e, se poi guardiamo le ore lavorate registrate dalle casse edili, le stesse sono passate da 22,7 milioni nel 2009 a 11,5 milioni nel 2016. Mentre la massa salari denunciata è passata da 225 milioni nel 2009 a 125 milioni nel 2016». Numeri che ben testimoniano la crisi del comparto.

Per quel che riguarda il ricorso agli ammortizzatori sociali, si registra un continuo calo delle ore denunciate nelle casse edili. «La media si attesta intorno a 110 ore mensili lavorate nelle Marche, un numero che da solo dice dove sta andando il settore e quali trasformazioni in termini di riemersione di lavoro nero e grigio stia subendo. Su questo, ricordiamo – hanno evidenziato i tre sindacalisti – che il tasso di irregolarità nelle Marche, calcolato come incidenza delle unità di lavoro non regolari sul totale, è pari nelle costruzioni al 16,9 per cento contro quello nazionale che è pari al 15,9 per cento».

Detto del mercato immobiliare sostanzialmente fermo anche nel 2016, il tema vero «è che nelle Marche ci sono circa 70 milioni di euro di opere incompiute e investimenti pubblici in opere infrastrutturali per circa 5 miliardi di euro stanziati negli ultimi anni che non si sono mai tramutati in cantieri per problemi amministrativi o burocratici. O, peggio ancora, per problemi delle aziende vincitrici degli appalti. È chiaro che questi fondi, se spesi, potrebbero generare moltissimi posti di lavoro».

Da qui, quindi, la necessità di rinnovo del contratto nazionale anche per implementare le tre direttrici rivendicate dalle parti sociali: aumento salariale, formazione e prevenzione anti-infortunistica. «Argomenti fondamentali soprattutto nelle Marche, visto che con il terremoto, diventeremo il più grande cantiere d’Europa. Sulla qualità e celerità della ricostruzione – hanno concluso i sindacati – misureremo il Paese e il futuro del settore».