FABRIANO – Cotton Club, azienda italiana di Fabriano nelle Marche, leader nella produzione artigianale di lingerie, ha convertito la sua produzione per dare il suo contributo all’emergenza coronavirus, realizzando mascherine, al fine di limitare il contagio del Covid-19. Saranno in vendita da metà della prossima settimana. Si punta a una produzione giornaliera di oltre mille dispositivi di protezione.
«Le mascherine che produciamo sono realizzate con tessuto certificato, realizzato interamente in Italia, secondo le normative UNI EN 16890- UNI EN 779 – UNI EN 1822. Il processo produttivo del suddetto tessuto è anch’esso certificato ISO 9001», fanno sapere dall’azienda di Fabriano fondata nel 1981 da Roberto Crescentini. Una realtà che negli anni è andata affermandosi come uno dei marchi leader nel mondo della corsetteria e della lingerie, nota soprattutto per la qualità, la ricercatezza dei materiali e per l’attenzione ai dettagli artigianali.
Ci sono stati momenti difficili, ma il marchio Cotton Club ha sempre resistito, forte dei suoi prodotti di qualità, divenendo uno dei brand italiani più importanti del settore sia sul mercato nazionale che su quello internazionale.
«C’è una richiesta enorme di mascherine e ci siamo sentiti chiamati in causa visto che siamo un’azienda tessile con le capacità e il know-how per produrle», racconta Crescentini. Si sono, dunque, rimboccati le maniche e si è deciso di riaprire l’azienda tessile e iniziare a produrre mascherine, «che non sono assimilabili a quelle chirurgiche, ma sono certificate per l’uso comune, come protezione individuale».
Si punta ad arrivare a una produzione di 1.200/1.500 mascherine al giorno. «Abbiamo voluto dare una mano anche noi a tutte quelle persone che stanno cercando mascherine da giorni e magari arrivano a pagarle a prezzi esorbitanti. Da metà della prossima settimana, la nostra produzione sarà disponibile e acquistabile sulla nostra piattaforma di webshop».
Un modo per ingegnarsi al tempo del coronavirus e fare anche qualcosa di utile per le persone che cercano dispositivi di protezione individuale. Lasciando le mascherine chirurgiche a disposizione degli operatori sanitari che ne hanno un disperato bisogno.