FABRIANO – Gli operai e gli impiegati della Whirlpool in Italia invadono Roma e manifestano tutta la loro rabbia nei confronti della multinazionale americana che è in procinto di cedere il ramo d’azienda di Napoli. Intanto, mercoledì 9 ottobre Fim Fiom Uilm nazionali incontreranno il premier Giuseppe Conte. La vertenza Whirlpool, quindi, si sposta alla Presidenza del Consiglio.
«Se si smonta un pezzo dell’accordo, il rischio è che si abbia un effetto domino. Quindi, solidarietà ai colleghi campani, ma siamo in piazza anche per proteggere i siti marchigiani», il commento dei dipendenti che questa mattina, 4 ottobre, hanno raggiunto la capitale a bordo di 3 pullman, due partiti da Fabriano e uno da Comunanza. Complessivamente circa 200 persone a sfilare.
«Siamo stati raggiunti anche dal segretario della Cgil, Maurizio Landini, che ha fatto un tratto di manifestazione reggendo il nostro striscione», raccontano le tute blu di Melano, stabilimento nel comune di Fabriano, dove si producono piani cottura. Una partecipazione, quella marchigiana, molto colorata e che si è fatta sentire, soprattutto la fabrianese.
«Siamo giustamente preoccupati, noi impiegati», spiegano. «Nel corso degli ultimi mesi sono oltre 50 le funzioni finanziarie e amministrative in genere che non sono più allocate all’interno della palazzina degli uffici di Fabriano. Sono state delocalizzate in Polonia e non è detto che sia finita qui». Dunque, un motivo in più per essere a Roma. «I nostri rappresentanti sindacali, durante gli incontri del tavolo al ministero dello Sviluppo economico, hanno più volte ribadito che oltre alla questione Napoli, sicuramente urgente, occorre che poi venga esaminata la vicenda della lenta emorragia delle funzioni impiegatizie», concludono i colletti bianchi.
Non sembrano, al momento, esserci particolari preoccupazioni per quel che riguarda i due siti produttivi marchigiani della Whirlpool: Melano a Fabriano e lo stabilimento di Comunanza, dove si producono lavasciuga. «Ma non vogliamo abbassare la guardia perché se hanno agito in questo modo uscendo per Napoli fuori dal perimetro dell’accordo sottoscritto nell’ottobre del 2018, nonostante le insistenze del Mise e le proposte alternative che vi erano sul tavolo, cosa vieta che accada lo stesso per Fabriano e/o Comunanza? Smontando un pezzo di quell’accordo, il rischio che si abbia un effetto domino esiste. Per noi la discussione si deve fare nel perimetro dell’accordo. È anche una forma di rispetto, gli impegni si mantengono», sintetizzano i rappresentanti sindacali marchigiani.