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Rilancio di Fabriano, ecco la ricetta della Fiom

La federazione ha presentato ad istituzioni e parti sociali un documento con alcune idee: un tavolo di monitoraggio del comparto degli elettrodomestici, del distretto della meccanica leggera, ma anche innovation Factory, economia circolare e completamento infrastrutture

Tiziano Beldomenico e Pierpaolo Pullini

FABRIANO – Monitoraggio del comparto degli elettrodomestici, distretto della meccanica leggera, innovation Factory, economia circolare, completamento infrastrutture materiali e immateriali. Sono queste alcune delle idee lanciate dalla Fiom di Ancona, per Fabriano e il suo comprensorio. Il documento scaturisce dalla giornata organizzata dal sindacato di categoria, “Vivere e lavorare (a Fabriano), oggi e domani”, svoltosi l’8 novembre scorso.

Oggi, 13 dicembre, nella giornata di Santa Lucia, Patrona dei Metalmeccanici, il segretario generale Fiom Marche Tiziano Beldomenico, assieme al responsabile della zona di Fabriano della Fiom, Pierpaolo Pullini, hanno annunciato che il documento finale è stato trasmesso alla Regione Marche, alle associazioni datoriali e di categoria, alle altre sigle sindacali, ai Comuni del comprensorio e a tutti coloro che operano, lavorano e vivono a Fabriano.

«Occorre parlare di progettualità e non solo essere uniti nel momento delle emergenze. Si rischia la desertificazione industriale e di popolazione. Ancora oggi, c’è vita nel comparto degli elettrodomestici, il numero maggiore di occupati è nelle aziende manifatturiere del comparto del bianco. Partendo da questo presupposto, crediamo che l’elettrodomestico debba avere una visibilità nazionale attraverso la creazione di un tavolo di monitoraggio costante e continuo sull’andamento di questo comparto e del grande indotto che si è sviluppato nel corso degli anni».

Secondo punto, legato all’innovazione. «La strada maestra è l’innovazione solo così si esce dalla crisi, sempre partendo dal contesto produttivo esistente. Per questo crediamo che si possa dar vita a una Innovation Factory alla quale possano contribuire aziende, università, centri di ricerca, start up. Un open space per innovare, con l’obiettivo di dar vita a uno spazio dinamico incentrato sulla specializzazione del distretto, dove tutti potranno imparare dagli altri, costituendo un hub del territorio», hanno spiegato Beldomenico e Pullini.

Allargare i confini territoriali, con lo Sponsor di progetto «che si declina nel dar vita a un distretto della meccanica leggera che deve interessare le zone di Fabriano e Jesi includendo cappe, meccanica generale e stampi/stampaggio. Le multinazionali presenti in queste aree dovrebbero mettere in campo azioni, proporsi come sponsor, per attrarre i propri fornitori, non solo le imprese legate alla filiera produttiva, ma anche quelle utilizzate nell’organizzazione del lavoro sia tecnica che amministrativa, a investire nel territorio. Dando così vita a vere e proprie reti di impresa. Nella definizione di Progetti di Riconversione e Riqualificazione Industriale, gli Sponsor devono avere ruolo attivo di collaborazione e monitoraggio con Invitalia, sull’individuazione delle azioni da mettere in campo e relative responsabilità attuative, anche nella logica di sviluppo di un’economia circolare, puntando anche sullo smaltimento sostenibile di quanto prodotto, anche al fine del recupero delle materie prime. In questo ambito, ci sono Direttive Comunitarie, con annessi finanziamenti, per completare la filiera: progettazione, produzione, smaltimento e recupero».

Tutto ciò può risultare inutile, se non vi è un «recupero del gap infrastrutturale. Occorre uno sviluppo importante nelle infrastrutture materiali e immateriali, terminando le incompiute e puntando anche su ulteriori snodi e potenziamento del sistema ferroviario. Oltre, naturalmente, alle connessioni digitali veloci».

In coda, l’appello a firma Fiom di Ancona. «Il territorio sta morendo e la rinascita non potrà avvenire solo attraverso le multinazionali. Il nostro documento è aperto, a disposizione di tutti. È una traccia, una base sulla quale lavorare. Occorre un coinvolgimento a largo spettro per dar vita a un patto per il territorio, un’alleanza sociale per la rinascita di Fabriano e del comprensorio, nel rispetto dei ruoli di ciascuno».