FABRIANO – Inaugurato il giardino della vita negli spazi della chiesa della Misericordia di Fabriano. «Uno spazio dedicato a tutti i giovani morti prematuramente della nostra città e a tutte le vite mai nate», evidenzia il parroco, Don Umberto Rotili.
Come nasce questa idea?
«L’idea nasce da un giovane ragazzo di Fabriano, Bruno Penotti, il quale non appena mi ha proposto la cosa, ha fatto scattare in me la volontà di realizzarla. Ho deciso di inaugurarla ieri, 2 febbraio, perché oltre alla memoria della presentazione di Gesù al Tempio, la Chiesa ricorda la giornata mondiale della vita».
Il mistero della Morte, spaventa e spesso paralizza. Alla Misericordia come si aiuta chi ha subito un lutto?
«Abbiamo creato, come opera pratica, un gruppo di ascolto e che si chiama “amore oltre”, finalizzato alla creazione di uno spazio nel quale ciascuno può elaborare il proprio lutto, riconoscendo che la morte non ha più l’ultima parola. Ci incontriamo ogni tre settimane, aiutati oltre che da me, anche da uno psicologo e psicoterapeuta relazionale, Fabio Migliorini, con il quale stiamo concependo un percorso all’interno del quale ognuno possa trovare una mano tesa per rialzarsi dal dolore e riprendere il proprio cammino. È rivolto a tutti quei genitori che hanno perso un figlio, e a tutti coloro che hanno avuto lutti significativi».
Spesso, anche un’opera concreta, può aiutare.
«Esattamente. Il giardino della vita è un segno di presenza e di attenzione per tutta la città ed è stato voluto in un luogo accessibile a tutti e visibile, perché chiunque, passandoci davanti, può sostare per un momento in preghiera, o per un ricordo, o per un gesto d’amore. È dedicato a tutti i giovani morti prematuramente della nostra città e a tutte le vite mai nate. Al centro si erge maestosa una scultura dell’artista Fabrizio Maffei, realizzata con materiali di scarto riciclato, che dà vita a qualcosa di sensazionale: un Roveto ardente nel cui centro si alza maestosa la Trinità, quasi a volerci ricordare la nostra identità di battezzati, cioè di persone che diventano espressione di una comunione d’amore con Dio stesso. Al centro della scultura c’è uno specchio perché chiunque, avvicinandosi, veda riflessa all’interno della Trinità la propria immagine, secondo quanto Dante nella Divina Commedia descrive nelle sue visioni, da cui la scultura prende spunto. Ogni famiglia che ha subito un lutto significativo può piantare una rosa che porta il nome del proprio figlio, perché dalla morte possa rifiorire la vita».