FABRIANO – «Il buio della pandemia, oltre a palesare la vulnerabilità della vita e la fragilità del sistema sanitario, ha intriso il nostro quotidiano dell’angoscia di ammalarsi, di non ritornare alle cose belle di prima, di non riuscire più a realizzare i progetti personali». Questo uno dei passaggi del messaggio natalizio del vescovo della diocesi Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara, che inizia con un parallelismo fra il popolo d’Israele in esilio a Babilonia e la parola del profeta Isaia. «Nell’oscurità di quel momento, egli profetizza una luce che illuminerà il buio intriso di scoraggiamento e di morte che, con la ripresa del cammino, porterà a una nuova vita, ad un nuovo abbraccio con il Signore».
Il protrarsi di questa crisi sanitaria, causata dalla pandemia, rende difficile l’attesa del Natale solitamente caratterizzata da un clima di gioia, di leggerezza, di festa, di speranza e di vita. La paura sembra guidare l’agire anche nelle piccole azioni quotidiane. «Nel nostro territorio, questa oscurità si aggiunge al buio della ricostruzione post-sisma che, con faticosa lentezza, stenta ancora a ripartire aggrovigliata nei lacci della burocrazia. Più in generale, viviamo immersi nel buio di una lunga crisi economica che continua a produrre vuoti occupazionali incrementando nuove forme di “scarto” e di povertà sociale», scrive Massara.
Eppure, nonostante i tempi oscuri della nostra storia, «ogni anno torniamo sempre a contemplare l’Evento della nascita di Gesù a Betlemme e ripetiamo con Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. Sì, una Luce brilla su noi anche nella notte. È la luce di Dio che in Gesù, dono perfetto dell’amore di Dio per tutti gli uomini, manifesta il suo amore per noi illuminando il nostro cammino e la nostra storia». Una luce di Fede, di Speranza cristiana «che non va confusa con l’ottimistico e generico “andrà tutto bene” usato quasi come scaramantico messaggio di incoraggiamento collettivo per esorcizzare l’angoscia e l’inquietudine di questo tempo così precario. La speranza, al contrario, radica in noi la certezza che, pur in mezzo alle tempeste, è nascosto un bene più grande che illumina i nostri passi. La speranza che infonde il Natale ci rende ostinati nel cercare, anche nel buio, una vita più piena e autentica, un nuovo gusto di vivere. Gesù che nasce è il seme della speranza che, nonostante tutto, si è già impiantato nel cuore della terra e nell’apparente non-senso della nostra esistenza».
È la luce della carità «che ci invita a percorrere la strada del bene, del perdono, della pace, della solidarietà. Una carità che arde sempre alimentata dalla condivisione e da gesti concreti di vicinanza, di prossimità, di interessamento che sanno cercare l’altro esprimendogli, soprattutto, il messaggio: “Tu mi sei caro, mi stai a cuore”. In tal modo, si realizza quella fraternità aperta ed inclusiva che, come ci ricorda Papa Francesco nella sua ultima Enciclica Fratelli tutti».
Secondo il vescovo della diocesi Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara, «il Natale che stiamo vivendo deve necessariamente creare nuovi stili di vita in cui la sobrietà nell’uso delle cose, la giustizia nei rapporti con le persone, la misericordia e pietà verso ogni sofferenza umana fanno diventare una risorsa per l’altro ciò che non è necessario per me. In questo Natale, rechiamoci davanti alla grotta di Betlemme e portiamo in dono le nostre fragilità perché siano trasformate, dalla luce di Cristo, in novità di vita. Lasciamo davanti al Bambino l’errata idea di un cristianesimo vuoto che si limita a giudicare le debolezze, le incongruenze, le contraddizioni, i tradimenti del prossimo senza far luce sulle nostre inconsistenze. Riconosciamo anche e soprattutto la nostra mancata solidarietà, l’infedeltà, le nostre scelte impostate su logiche di potere anziché di servizio, l’egocentrismo che sfocia in indifferenza, la cura del nostro “orticello” nella totale dimenticanza dell’interesse comune, l’attenzione all’apparenza che nasconde l’essere. Ascoltando il silenzio della grotta, prostriamoci davanti al Bambino insieme ai pastori e lasciamoci illuminare dalla luce di Cristo e dalla sua pace. A tutti, di cuore, il mio augurio di buon Natale», conclude.