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Fabriano, meno disoccupati ma la città si spopola e restano inattivi i giovani

I numeri ufficiali del Centro per l'Impiego aggiornati a fine 2019 evidenziano un calo del dato relativo alla disoccupazione ma non è una bella notizia

Panoramica di Fabriano
Panoramica del comprensorio fabrianese

FABRIANO – Un po’ a sorpresa scendono i disoccupati a Fabriano e nel comprensorio, riportandosi sotto quota 4mila in città e sotto la soglia delle 6.600 unità se si allarga l’orizzonte a tutto il territorio di competenza del centro per l’impiego: Arcevia, Cerreto D’Esi, Fabriano, Genga, Sassoferrato e Serra San Quirico. Ma il dato va guardato in controluce. Infatti, i numeri assoluti scendono per due motivi: crescita degli inattivi e, soprattutto, calo dei residenti.

«In riferimento al dato relativo ai disoccupati domiciliati nel comune di Fabriano, capofila del territorio di competenza del Centro per l’Impiego, al 31 dicembre 2019 si rileva un dato molto simile a quello registrato a fine 2017 sia in valore assoluto che considerando la differenza di genere. Lo stesso andamento si rileva osservando il dato sul tutto il territorio di competenza del CPI anche se lo scarto numerico è più importante», commenta la responsabile Annarita Paleco. Effettivamente, a fine dello scorso anno i disoccupati iscritti sono 3.955, di cui 2.195 donne e 1.760 uomini, in discesa di 120 unità rispetto al 31 dicembre 2018, quando ci si era attestati a 4.075. Ben lontani dal record assoluto di disoccupati registrati a Fabriano a fine 2016, con 5.025.

Se si allarga lo sguardo al comprensorio, la discesa appare più marcata. Infatti, si passa da 6.759 disoccupati di fine 2018, agli attuali 6.572 del dicembre 2019, di cui 3.669 donne e 2.903 uomini, con un calo pari a 187 unità. Due le spiegazioni per questo calo, seppur minimo. In primis, lo spopolamento dell’entroterra fabrianese, con un calo marcato negli ultimi anni e che a breve porterà la città ad avere ufficialmente meno di 30mila residenti. Diminuzione che caratterizza tutti i comuni di competenza del centro per l’Impiego. Il secondo, invece, riguarda la crescita degli inattivi, coloro che non cercano più lavoro e neppure si iscrivono alle liste di collocamento. E questa sfiducia colpisce soprattutto la popolazione giovanile, under 30, dopo che Garanzia Giovani aveva, invece, portato a una massiccia iscrizione di quest’ultimi. A ben guardare, quindi, seppur in calo in termini numerici, l’incidenza della disoccupazione sulla popolazione attiva, è in aumento.

A testimonianza di ciò, il saldo negativo fra avviamenti e cessazioni, intesi come eventi lavorativi e non come lavoratori, «che dal 2011 è sempre negativo anche se con valori numerici molto diversi tra loro negli anni», evidenzia la Paleco. I numeri evidenziano che si fanno meno contratti, 8.669 nel corso dello scorso anno rispetto ai 8.831 di fine 2018, un calo pari a 162 unità. Ma fortunatamente calano anche le cessazioni: 9.530 a fronte di 10.329 del 2018, meno 799 unità. Per il 2019, il saldo è pari a meno 861.

Il futuro? Certamente è ancora presto per fare previsioni rispetto al 2020, anno che sarà fortemente influenzato dalla pandemia da covid-19 e dal blocco dei licenziamenti che potrebbe essere prorogato fino a dicembre prossimo. I comparti a soffrire non saranno solo quelli industriali, ma anche il commercio e il turismo. Ed è, quindi, probabile che i numeri possano tornare a salire.