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Fabriano: sbloccato il pagamento della cassa integrazione Covid per i dipendenti ex JP

A beneficiarne 584 dipendenti: 305 degli stabilimenti di Fabriano, Santa Maria e Maragone, 269 operai e 36 impiegati; 279 del sito di Gaifana (Perugia) in Umbria, 268 tute blu e 11 colletti bianchi, che non percepivano reddito da fine aprile

Lo stabilimento della JP Industries
Lo stabilimento della JP Industries

FABRIANO – Sbloccati i pagamenti per la cassa integrazione Covid ai 584 lavoratori della JP Industries di Fabriano. Dal 17 agosto, gli accrediti delle mensilità nei conti correnti dei lavoratori per il periodo compreso dal 4 maggio al 4 luglio. La notizia è stata annunciata dai rappresentanti dei sindacati di categoria.

Intanto l’azienda dell’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli, che ha acquisito il comparto “bianco” della ex Antonio Merloni, ha cambiato nome. Ora si chiama Indelfab, “Industrie elettrodomestiche fabrianesi”, il 3 luglio la messa in liquidazione.
Si attende la nomina di commissari da parte della sezione Fallimentare del Tribunale di Ancona. I sindacati di categoria, Fim-Fiom-Uilm, si dicono «molto preoccupati» in quanto «non è chiaro se sarà presentata una nuova domanda di concordato e soprattutto se il piano concordatario prevede ancora esuberi».
In attesa di queste prossime mosse, da lunedì 17 agosto un minimo di sostegno al reddito per i lavoratori ex JP Industries, 584 dipendenti: 305 degli stabilimenti di Fabriano, Santa Maria e Maragone, 269 operai e 36 impiegati; 279 del sito di Gaifana (Perugia) in Umbria, 268 tute blu e 11 colletti bianchi.

Un parziale sospiro di sollievo per i dipendenti dell’odierna Indelfab anche se il futuro rimane avvolto da dubbi e incertezza. Il lieto fine, fino a oggi, non c’è ancora stato. Infatti, salvo il minimo sostegno a reddito ai lavoratori derivanti dalla cassa integrazione, non si comprende il vero progetto industriale dell’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli.
Nel corso di questi lunghi otto anni, la produzione in modo stabile e duraturo non è mai partita; è stata aperta all’improvviso la procedura di mobilità per tutti i 600 dipendenti, poi ritirata; nel piano concordatario, poi ritirato, erano previsti, fra l’altro, ben 343 esuberi sui 584 dipendenti a oggi rimasti.

Dunque, si naviga a vista con scadenze che, comunque, si avvicinano. «Il 6 settembre prossimo scadrà il periodo della cassa integrazione per Covid. Si potrebbero richiederne altre 18, come previsto dal Governo, ma chi dovrà farlo? Se l’azienda è messa in liquidazione, si può tornare in cassa integrazione straordinaria? Probabilmente no, visto che erano previsti investimenti che a oggi non sono stati fatti», concludono le parti sociali.