FABRIANO – Stati generali dei comuni dell’entroterra montano o subito un referendum per chiedere di cambiare Regione di appartenenza? Questo il dilemma che si sta facendo strada a Fabriano nelle ultime settimane.
Una via governativa, quindi anche più conciliativa e tesa a creare un fronte comune fra più Enti di diverse province marchigiane, promossa dal sindaco, Gabriele Santarelli. E un’altra, invece, più dirompente come quella di indire un referendum in città chiedendo l’annessione in Umbria. Entrambe le strade, comunque, sono accomunate – nello spirito di fondo – a tutelare gli interessi di Fabriano.
Si avvicinano le elezioni Regionali, primavera 2020, e a Fabriano si iniziano a fare i conti con una gestione, quella attuale, del governo regionale, che non è stata certamente tenera. Che fare? Il primo a muoversi è stato il sindaco Gabriele Santarelli che ha coinvolto i comuni di Camerino, Fiuminata, Frontone, Genga, Matelica, Sassoferrato, Serra San Quirico, Serra Sant’Abbondio. Dal summit è scaturita la volontà di convocare gli Stati generali dei comuni dell’entroterra montano per il prossimo marzo in modo tale da predisporre un documento unitario da sottoporre ai vari candidati alla carica di Presidente della Regione Marche.
Naturalmente, in attesa di tutto ciò, ci si augura che il fronte possa allargarsi con l’adesione di altri soggetti, Comuni in primis. Sanità, infrastrutture, spopolamento demografico, alcuni temi che saranno presenti nel documento. Dunque, una via di confronto e dialogo.
Ma c’è chi la pensa diversamente e vorrebbe andare allo scontro. Si è da poco costituito a Fabriano “Diamoci un taglio”, Comitato promotore provvisorio di un referendum per chiedere che Fabriano abbandoni le Marche, in favore dell’Umbria. «Da tempo ormai i cittadini fabrianesi hanno maturato un fermo rigetto verso le politiche attuate dal governo della Regione Marche, per nulla incline a curarsi delle zone montane. Troppo diversa la costa dall’entroterra e incomprensibili le nostre difficoltà per chi non le vive direttamente sulla propria pelle. Ma ci stanno togliendo tutto, anche la dignità e questo non possiamo subirlo passivamente. Lottare contro i mulini a vento non serve a nessuno e, tra l’altro, una soluzione che si tradurrebbe in indiscutibili vantaggi per il nostro territorio, ci appare lampante ed è rappresentata dalla vicina Regione Umbria, molto simile a noi sia geograficamente che culturalmente. Ed è proprio questa prospettiva di salvezza che ci sta spingendo a formare un Comitato promotore, aperto a tutti coloro che condividono la nostra proposta, che si attivi al più presto alla preparazione di un referendum che punti al distacco della nostra città dalla Regione Marche e la sua aggregazione alla Regione Umbria», il proposito lanciato.
Un’idea dirompente e che comporterebbe, qualora dovesse riuscire, un vero e proprio terremoto non solo geografico, ma anche e soprattutto per le casse della Regione Marche. Infatti, nonostante il perdurare della crisi economia in atto a Fabriano e nel suo comprensorio, questo territorio è fra i maggiori contribuenti per i tributi regionali. Le difficoltà sono tante, comunque. Infatti, oltre a ottenere il via libera all’indizione del Referendum, c’è l’ostacolo rappresentato dal raggiungimento del quorum che viene calcolato non sui votanti, ma sugli aventi diritti al voto. In pratica, a Fabriano affinché il referendum possa essere valido, devono recarsi comunque alle urne il 50 per cento + 1 degli aventi diritto al voto: circa 12mila persone. Poi, naturalmente, occorre che il “Si” vinca.