FABRIANO – Molte più ombre che luci nel giorno della ripartenza per bar, ristoranti, negozi e parrucchieri a Fabriano. A far festa sono solo quest’ultimi con prenotazioni soldout per oltre due settimane.
I negozi di abbigliamento, invece, soddisfatti a metà anche se si teme l’effetto acquisti indifferibili e solo per necessità con tendenza a scemare.
I ristoratori hanno proprio deciso di non aprire le porte ai clienti nella quasi totalità. I bar, tutti aperti, hanno registrato cali vistosi di clientela e, quindi, incassi stimabili nella migliore delle ipotesi in meno un terzo di un qualsiasi lunedì pre Covid-19, con punte di meno un decimo. «Ci aspettiamo cospicui aiuti da parte dello Stato perché altrimenti si rifletterà seriamente se chiudere definitivamente», ripetono in coro tutti gli esercenti.
Le aspettative erano diverse, sicuramente votate al pessimismo ma non in queste proporzioni. A Fabriano i saloni dei parrucchieri e barbieri sono gli unici a tirare un profondo sospiro di sollievo. «Abbiamo prenotazioni con la clientela per almeno due settimane di fila. In molti addirittura arrivano a tre settimane. Pensiamo che la nostra riapertura sia stata buona», dichiarano la quasi totalità dei titolari.
Discorso diverso per i commercianti. «Occorre fare una differenziazione rispetto alla categoria merceologica, ma abbiamo notato una certa affluenza di mattina. Certo ci mancava anche la pioggia a complicare la ripartenza», commentano. «Certamente i primi clienti sono stati coloro che, non avendo dimestichezza con lo shopping online, avevano alcune necessità impellenti. Il nostro dubbio è legato proprio a questo: ci saranno acquisti extra? Abbiamo notato come tutti siano stati ben attenti alle misure di sicurezza, per noi un costo importante. Non si sono registrate particolari problematiche, ma alcuni clienti timorosi si sono addirittura rifiutati di entrare in negozio, siamo stati costretti a portare la merce fuori la porta». Insomma, giudizio sospeso per i commercianti, ma con più incognite che soddisfazione.
Non è andata meglio ai titolari di bar sia in centro che in altre zone di Fabriano. «In una mattinata ho incassato meno di 30 euro quando normalmente era almeno il triplo. Certo c’è lo smart working ancora attivo nel pubblico che nel privato – dichiarano dal Bar delle Poste – ma non è stata la giornata che immaginavo. Lo Stato deve aiutarci se vuole che restiamo aperti».
Anche in altri pubblici esercizi della città, la musica non cambia. «Incassato un decimo rispetto al consueto», evidenziano dal Cin Cin Bar. Forse meglio al Bar della Stazione, ma in generale più musi lunghi che radiosi sorrisi.
In ultimo i ristoratori che hanno, di fatto, dato forfait. «Il 99% della ristorazione non ha aperto e non lo farà prima del fine settimana. Altri ancora lo faranno la prossima settimana e alcuni a giugno», dichiara Antonella Bartolini dell’associazione Commercianti del centro storico titolare di un ristorante in centro storico. «Siamo in fase di organizzazione per le regole che sono arrivate tardi e che, in molti punti, hanno generato più dubbi che certezze. Sono notti che passiamo a studiare i protocolli, misurato i locali per la disposizione e chiesto preventivi per qualsiasi cosa. Problema sulle distanze di un metro perché non si comprende se deve essere fra i tavoli o fra le sedute».
I ristoratori non vorrebbero posizionare i plexiglass fra i tavoli, sia per una questione di costi, circa 80 euro di media, sia per problemi legati alla privacy. «A livello nazionale, le nostre associazioni di categoria si stanno battendo per ottenere l’autocertificazione firmata dal cliente. Spetta a questi assumersi la responsabilità sul legame fra due o più persone che decidono di cenare fuori una sera. Questo perché abbiamo molte perplessità sulla questione privacy. Per due settimane, secondo la normativa, dobbiamo conservare i dati dei clienti chiedendo anche il grado di parentela o meno fra i commensali. Ma ci chiediamo, non si lede la privacy?».
Probabilmente, però, il vero nodo da sciogliere è legato alla stessa sopravvivenza di un’attività come pizzeria e/o ristorante. «Abbiamo solo costi, non considerando il lungo periodo di chiusura, per adeguarci a tutte le normative anche per i menù, ad esempio, c’è chi li farà usa e getta, chi li plastificherà, chi sta studiando applicazioni per smartphone e chi utilizzerà il Qr-code, ma tutto ciò ha un costo. A fronte di una perdita di coperti stimabile per tutti i locali di Fabriano fra il 30 e il 40 per cento».
Gli spazi esterni ai locali, a prescindere dalla gratuità della Tosap a Fabriano già in essere perché è all’interno del cosiddetto cratere sismico, «per molti locali è un vero e proprio rebus. Ringraziamo l’amministrazione comunale per aver indetto, via web, una riunione sull’argomento. La volontà c’è, ma occorre, come ci ha chiesto il sindaco Gabriele Santarelli, che ciascun locale che è interessato a spazi esterni, presenti un progetto rispondendo alla manifestazione di interesse che la giunta intende promuovere. Il progetto, però, deve essere visto anche nell’ottica dei residenti, della viabilità, delle altre attività commerciali. Non sarà facile, sarà un rebus, un rompicapo. Non siamo molto fiduciosi, ci proveremo, ma – conclude Antonella Bartolini – noi abbiamo la ferma intenzione di andare avanti e ci aspettiamo che tutti i soggetti coinvolti, a qualsiasi livello, la abbiano».