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Grotte di Frasassi a Genga: i turisti affascinati dal racconto degli scopritori

Oggi 30 settembre, il tour del famoso complesso ipogeo gengarino insieme a Fabio Sturba e agli altri speleologi del CAI nell’ambito dei festeggiamenti per il 47° anniversario della loro scoperta

Il giorno della scoperta: da sx Giuseppe Gambelli, Giancarlo Cappanera, Fabio Sturba

GENGA – Turisti affascinati dalle Grotte di Frasassi di Genga e dal racconto degli scopritori. Una domenica particolare per le numerose persone che hanno partecipato, oggi 30 settembre, al tour del famoso complesso ipogeo gengarino, accompagnati da coloro che per primi hanno messo piede dentro le Grotte di Frasassi. Un’iniziativa organizzata nell’ambito dei festeggiamenti per il 47° anniversario della loro scoperta.

In occasione dell’anniversario della prima discesa, il gruppo di speleologi che nel 1971 mise piede per primo dentro le Grotte di Frasassi a Genga è stato presente durante tutta la giornata di visite, accompagnando i turisti, insieme alle guide, nel racconto di quel giorno che cambiò per sempre la storia di Frasassi.

«Tutto ebbe inizio il 3 ottobre del 1971, quando effettuammo il primo scavo sulla parete rocciosa da cui sentimmo provenire un getto d’aria violentissimo – racconta Fabio Sturba, il secondo speleologo del gruppo CAI di Ancona che effettuò la calata – capimmo immediatamente che ci stavamo trovando di fronte a qualcosa di importante. Fummo subito travolti da una serie di emozioni, tra l’eccitazione e la voglia di proseguire verso quella che fu un’incredibile scoperta».

Insieme a Fabio Sturba, sono stati presenti gli altri speleologi del CAI: Giuseppe Gambelli, Maurizio Bolognini, Costantino Cioffi, Fabio Bentivoglio, Giorgio Lacopo e Giovanni Ceri.

«La prima cosa che facemmo, fu subito scegliere chi dovesse scendere dentro quel buco nero – prosegue Sturba – eravamo 16 là fuori, ma solo 4 era il gruppo di speleologi più esperti tra cui me, Cappanera, Gambelli e Bolognini». L’atmosfera tra questi avventurosi ragazzi era elettrizzante. «Cappanera aveva problemi al suo impianto di illuminazione, quindi per non rischiare gli chiedemmo di restare in alto, così come a Gambelli, all’epoca di corporatura atletica e robusta, che avrebbe potuto aiutare la risalita d chi fosse andato in avanscoperta. Così tirammo a sorte tra me e Bolognini. La spuntò lui. Io scesi subito dopo».

I due giovani speleologi si immersero nel buio più profondo. «Una discesa di cento metri – racconta Sturba – e quando atterrammo, ci trovammo a muovere i primi passi su un terreno dissestato, pieno di rocce appuntite. Camminammo attaccati ad una parete che vedevamo a fianco a noi. E senza neanche accorgerci ci trovammo in mezzo ai Giganti. Ci guardammo negli occhi ripetutamente. Le parole erano strozzate dall’emozione. Non riuscimmo a dirci nulla».

L’atmosfera di oggi, per i numerosi turisti, è stata doppiamente magica. Da una parte, infatti, l’innegabile bellezza del complesso ipogeo di Genga. Dall’altra, il poter rivivere le emozioni e sensazione di quel giorno raccontate direttamente dagli speleologi. «Una giornata unica», il commento unanime dei turisti al termine di questo tour.