FABRIANO – I giovani di Forza Italia chiedono un «forte cambiamento» per non far morire Fabriano. «Con l’ultimo resoconto del Centro per l’Impiego della città della carta e dell’Ambito territoriale 10 si è avuta la conferma di quella, che per molti, appariva solo come una visione pessimistica alimentata da qualche opposizione politica della città. La situazione del comprensorio fabrianese è grave e non accenna a migliorare, anzi da qui a pochi mesi potrebbero esserci delle notizie nefaste che aumenterebbero ancora di più la precarietà del territorio. I numeri parlano chiaro e si sono incaricati di mostrare la situazione per quello che è. Tanti dati riportati devono mettere in allarme chi governa la città, ma anche chi la vive semplicemente. Inutile riportare i dati disastrosi sulla disoccupazione che ammonta a 6.000 persone nell’area del fabrianese, un numero che purtroppo per le tante crisi che colpiscono le aziende cardine del nostro territorio come JP, Whirpool, Tecnowind, le Cartiere Miliani, rischia di crescere in futuro, portando Fabriano ancor più nel baratro», il grido di allarme utilizzato come premessa di Biagio Ferreri, del gruppo giovani di Forza Italia.
Ma più della disoccupazione dovrebbe inquietare la fuga dei residenti. «Che apre un mondo di problematiche: Fabriano viene abbandonata poiché non è più un polo attrattivo: le possibilità lavorative sono al minimo, le infrastrutture obsolete stanno sempre di più confinando la città fuori dalle grandi vie di comunicazione, dove è difficile arrivare sia di inverno che d’estate, e infrastrutture obsolete significano perdita di tempo e di soldi. Non meno importante la questione sanitaria, che vede lo smembramento pezzo dopo pezzo dell’ospedale, e che è sicuramente la riprova di un progetto politico più grande che ovviamente non considera più Fabriano come uno dei poli più importanti delle Marche lasciandola così al suo destino», scrive in una nota.
Due le strade da poter seguire «o si cercano modi nuovi e concreti per aiutare il territorio e soprattutto le imprese che qui sono nate e qui si sviluppano, e non parlo solo di quelle grandi, ma anche dei commercianti, degli artigiani che ogni giorno aprono il loro negozio e si trovano immersi in una situazione desolante abbandonati a loro stessi anche da chi governa la città. Oppure se questo aiuto non ci sarà da parte di nessuno, tanto meno dalle istituzioni locali, allora la situazione passerà da difficile a irreparabile. Poiché Fabriano senza più lavoro da offrire, senza infrastrutture che la leghino con il mondo al di là delle montagne, senza un polo sanitario adeguato, sarà declassato a un piccolo borgo isolato tra gli Appennini. E a quel punto l’emorragia di persone che fuggiranno da questo centro sarà letale. Non possiamo più concederci il lusso di aspettare. Fabriano in questo momento è metafora dell’intero paese. O si riparte o si muore. Serve un vero cambiamento e non di cartapesta come quelli a cui ci hanno abituati sia il governo nazionale che il governo della città», conclude.