FABRIANO – L’accordo tra Fedrigoni, proprietaria delle ex Cartiere Miliani di Fabriano, e l’inglese Portals, leader nella produzione di banconote e carte di sicurezza, agita la politica: a intervenire è il capogruppo di Associazione Fabriano Progressista, Vinicio Arteconi, che lancia un vero e proprio appello. «Istituzioni forze politiche, sociali, sindacali, associazioni e cittadini, per dire no a questa decisione, per salvaguardare l’occupazione del nostro territorio, ma anche per non distruggere la storia e con essa la dignità della nostra città», le sue parole.
Secondo Arteconi, questa notizia era già nell’aria infatti la multinazionale americana proprietaria del Gruppo Fedrigoni, Bain Capital, «in più occasioni ha dichiarato che la “partita” banconote non era nel proprio “core business”. Si sperava tuttavia, che sulla questione si potesse ragionare considerando la peculiarità della produzione e il suo indiscutibile valore aggiunto. Così non è stato e tutto si è consumato in un silenzio irreale».
L’esponente di Associazione Fabriano Progressista ricorda come dal 2002 al 2017 la proprietà Fedrigoni «abbia gestito le storiche cartiere fabrianesi privilegiando comunque la sua terra di origine. Infatti a esempio, mentre Fabriano perde in quegli anni, il corso di specializzazione cartaria presso l’ITIS (unico in tutta Italia) e di lì a poco perde anche l’Università e con essa il corso di laurea di Ingegneria della Produzione Cartaria, in Veneto invece si sponsorizza un corso privato presso l’Istituto San Zeno di Verona che in qualche modo avrebbe dovuto sostituire le peculiarità formative fabrianesi».
Nel 2017 tutto il gruppo Fedrigoni è stato ceduto alla multinazionale americana Bain Capital che, nell’aprile scorso, «decreta la fine della produzione delle banconote e carte di sicurezza dopo 750 anni. Perché Fabriano Security anziché andare in mano straniera concorrente, cioè agli inglesi di Portals che non hanno aderito all’Euro e sono anche usciti dall’Unione Europea, non viene trasferita all’Istituto Poligrafico dello Stato che possiede una cartiera di sua proprietà a Foggia evitando che l’enorme bagaglio di conoscenze venga ceduto? Perché la Banca d’Italia tace e permette che sia trasferito all’estero un settore strategico legato alla sicurezza come quello della moneta, dei valori bollati e dei passaporti?», i quesiti posti da Arteconi.
Da qui, l’appello a tutti: «Istituzioni forze politiche, sociali, sindacali, associazioni e cittadini, per dire no a questa decisione, per salvaguardare l’occupazione del nostro territorio, ma anche per non distruggere la storia e con essa la dignità della nostra città».
Da parte sua dalla Fedrigoni si ribadisce «che a Fabriano non ci saranno ricadute sull’occupazione e anzi si faranno ulteriori investimenti e si rafforzerà l’organico per dare maggiore impulso alla produzione delle carte artistiche e pregiate, già ora in crescita e previste in ulteriore aumento, anche internalizzando una parte della lavorazione oggi gestita da fornitori esterni».