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Fabriano, intervista al titolare del ristorante Da Lara dopo la riapertura: «Si è lavorato bene solo il sabato»

Diverse le difficoltà riscontrate: perdita di coperti, timori dei clienti, aiuti di Stato che tardano ad arrivare. «Non potremmo andare avanti per tanto tempo con questi numeri e con l’asporto che va bene solo durante il fine settimana»

Il ristorante "Da Lara", Fabriano
Il ristorante "Da Lara"

FABRIANO – A Fabriano se hai voglia di uno spaghetto allo scoglio, ti viene in mente un solo posto: Da Lara. Oltre alla gentilezza e professionalità dei titolari, l’accoglienza e le numerose specialità della casa della famiglia Mantini sono rinomate. Ebbene, l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19 rischia di mettere in ginocchio anche questa attività, come del resto molti ristoranti della città che hanno deciso, in larga parte, di non riaprire ancora.

Marco Mantini, una settimana dalla riapertura post lockdown. Siete stati fra i primi a crederci nella ripartenza: un bilancio?
«In pratica si è lavorato bene solo il sabato. Per il resto della settimana, è stato un calvario. Già siamo partiti con il 50% in meno dei coperti per rispettare, alla lettera, tutte le disposizioni per il mantenimento del distanziamento sociale. Coperti che non riusciremo a recuperare con spazi esterni per via del nostro posizionamento nel centro storico cittadino. A conti fatti, abbiamo lavorato bene il sabato, mentre solo il 20% dei coperti si è riempito durante il resto dei giorni. Martedì, abbiamo servito solo 8 persone».

Incassi più che dimezzati, mentre i costi rimangono al 100%. Soluzioni?
«Fortunatamente, il proprietario del locale ci ha bloccato l’affitto per i due mesi che siamo stati chiusi. Ma la via del differimento dei pagamenti non è quella giusta, perché prima o poi, dobbiamo comunque pagare e rischiamo di far accumulare i pagamenti da giugno in poi. Andiamo avanti e si naviga a vista finché si può. Si sta valutando di tenere chiusi lunedì e martedì per contenere i costi. Aspettiamo quest’estate in cui, penso, molta gente rimarrà in città, la speranza è che a mano a mano, ci sia più movimento. Altrimenti…».

Altrimenti, cosa?
«Non potremmo andare avanti per tanto tempo con questi numeri e con l’asporto che va bene solo durante il fine settimana. Dobbiamo fare le nostre valutazioni come attività a conduzione familiare e come datori di lavoro. Non vogliamo mollare, non è nel nostro stile. Ma certamente, dobbiamo fare una profonda valutazione perché questa situazione dovuta al Coronavirus non è finita e né finirà in tempi brevi, purtroppo».

Gli aiuti statali?
«Per carità, tutto serve, ma non si va da nessuna parte con la burocrazia che abbiamo in Italia. I 600 euro sono arrivati solo a mia moglie, la cassa integrazione per i dipendenti non è ancora stata accreditata. Nel periodo pre-Covid avevamo tre dipendenti fissi, oltre alla famiglia e cinque dipendenti a chiamata per ogni fine settimana. Ora, invece, chiameremo solo il sabato due dipendenti rispetto. E i tre dipendenti fissi li manterremo in cassa integrazione fino a che sarà possibile. Il prestito fino a 25 mila euro è più un’odissea che altro. Insomma, la situazione non è semplice, è molto difficile. Servono aiuti a fondo perduto per farci ripartire, altrimenti una storica attività come la nostra rischia anche di scomparire e noi, per primi, non lo vogliamo, ma è una situazione non più sostenibile nel lungo periodo. Occorre capire che, soprattutto a Fabriano, tutti i settori produttivi sono collegati fra loro e devono tutti essere aiutati dallo Stato se non si vuole perdere il comparto della ristorazione. Non è una situazione dovuta alla nostra incapacità imprenditoriale, quindi il sostegno dello Stato deve essere celere e concreto».