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Janus, è tempo di play-off

Domenica inizia la corsa per la promozione in serie B. Il team di Fabriano affronta al primo turno il Campetto Ancona. Coach Aniello: «Massima concentrazione e speriamo in una bella affluenza di pubblico»

Coach Daniele Aniello istruisce i giocatori della Janus Fabriano durante un time-out (foto di Martina Lippera)

FABRIANO – La Janus Fabriano ha terminato la “regular season” del campionato di serie C al secondo posto in classifica con ben 48 punti, frutto di 24 vittorie e appena 4 sconfitte (a due sole lunghezze di distanza dalla corazzata Civitanova), con la ciliegina sulla torta del miglior attacco del girone a 78,6 punti di media a partita.

Ora è tempo dei play-off, la fase decisiva della stagione. Al primo turno – che si giocherà al meglio delle tre partite – la Janus Fabriano se la vedrà con Il Campetto Ancona, classificatosi al settimo posto.

Gara-1 è in programma domenica 2 aprile al PalaGuerrieri di Fabriano alle ore 18, gara-2 giovedì 6 aprile al Palascherma di Ancona alle ore 21.30, l’eventuale gara-3 di nuovo a Fabriano domenica 9 aprile alle ore 18.

Gli altri abbinamenti al primo turno sono: Virtus Civitanova – Loreto Pesaro, Pedaso – Robur Falconara, Pisaurum Pesaro – Stamura Ancona. Chi passa accede alle finali (anche queste al meglio delle tre partite), di cui le due vincenti andranno a giocarsi la promozione in serie B alle Fasi Nazionali.

Ma prima di immergersi nelle emozioni dei play-off, ci sembra giusto fermarci un attimo per fare il punto della situazione con Daniele Aniello, l’allenatore che finora ha plasmato questa stagione della Janus Fabriano.

Daniele Aniello, allenatore della Janus Fabriano (foto di Martina Lippera)

Coach Aniello, la “regular season” è appena terminata. Vogliamo fare un bilancio di questa prima, lunga parte di stagione?
«Sono soddisfatto. E non può essere altrimenti, soprattutto se ritorno indietro con la mente ai primi di agosto e ripenso alle tante scommesse che avevamo fatto in sede di campagna acquisti. Non conoscevamo Tarolis, non sapevamo che impatto potesse avere Pandolfi al primo anno fuori dalle giovanili, non immaginavamo quanto poteva darci Nedwick dopo un anno e mezzo di sostanziale inattività. Avevamo come punti fermi sicuri solo Bugionovo, Quercia e Paoletti. Allora, viste queste premesse, l’obiettivo che ci eravamo posti e che ci sembrava verosimile era quello dell’ottavo posto, entrare cioè nei play-off, nulla di più. Però poi, non appena abbiamo visto giocare Tarolis e costatando le qualità di Pandolfi e Nedwick, sul quale comunque non dubitavo, ci siamo resi conto che persino il quarto posto poteva essere alla nostra portata. Man mano che sono proseguite le partite e le vittorie, poi, abbiamo avuto la certezza che potevamo essere persino da secondo posto. Abbiamo scommesso e siamo stati bravi. Anche perché non potevamo fare altrimenti, visto che abbiamo il quinto o sesto budget economico della categoria, quindi dovevamo rischiare. L’unica scommessa persa è stato Cavoletti, dal quale mi aspettavo di più. E un peccato è stato l’infortunio di Paoletti. Ma nella sfortuna siamo stati fortunati con i sostituti, perché con Marini e Piloni abbiamo trovato giocatori bravi e validi».

Un bel clima in squadra, tante belle vittorie e un rammarico: quel -36 contro la capolista Civitanova nel match di ritorno. Ma cosa è successo quella sera?
«Una serie di concomitanti fattori. Prima di tutto, per stessa ammissione del loro allenatore, Civitanova ha giocato l’unica partita stagionale al cento per cento delle proprie possibilità. Dall’altra parte noi siamo arrivati alla partita forse troppo carichi, qualche nostro giocatore non era nemmeno abituato a questo clima di pressione. E probabilmente anche noi dello staff possiamo aver mandato i messaggi sbagliati. A posteriori dico: meglio fare cilecca in quel momento che ai play-off».

A proposito di pressione. A differenza della maggior parte delle altre piazze di serie C, a Fabriano, vista la tradizione e il seguito che ci sono, sentite un po’ di pressione dall’esterno?
«Non direi che si tratti di pressione, quanto di attenzione. E questa non fa altro che piacere. Del resto è uno dei motivi per cui sono qua, perché mi piaceva l’idea di allenare in un posto in cui ci fosse seguito di pubblico e passione. E credo che sia così anche per i giocatori. Paradossalmente la situazione più strana che viviamo è quella di giocare in un palasport gigante, in cui se ci sono anche 500 o 600 persone sembra vuoto, e a volte può disorientare noi stessi. Per questo spero che ai play-off ci siano tante tante più persone a vederci e a sostenerci».

Eccoci dunque a parlare dei play-off ormai imminenti. Come li state preparando?
«Lavoriamo per affrontare il primo avversario. A livello tattico stiamo cercando di inserire alcune situazioni nuove. C’è da migliorare in difesa. E nello stesso tempo dobbiamo riequilibrare la squadra, perché tra acciacchi e infortuni, in primis quelli di Nedwick e Tarolis, abbiamo bisogno di ritrovare il giusto assetto d’insieme, oltre che completare l’inserimento di Marini, che comunque – devo dire – ha avuto subito un ottimo impatto sulla squadra sia come giocatore che come persona. Insomma, prima di tutto dobbiamo pensare a noi stessi e poi agli altri».

Che obiettivo vi ponete?
«Senza dare troppe pressioni, arrivare alle fase nazionali. Per farlo, dobbiamo affrontare avversario dopo avversario. Prima di tutto concentrandoci su Il Campetto Ancona».

E il futuro di Daniele Aniello?
«Mi sono trovato bene qui e non nascondo che mi piacerebbe fare ancora parte di questo progetto. Guardando lontano e in generale, io penso che la piazza di Fabriano abbia tutte le potenzialità per fare la serie B: a quel livello ci deve stare e a me piacerebbe esserne parte integrante. La volontà per proseguire il rapporto c’è e se ne sta parlando. Ma adesso concentriamoci sui play-off…».

 

Chi è Daniele Aniello: un “globetrotter” del parquet

Daniele Aniello è nato a San Benedetto del Tronto nel 1980. Pur crescendo in una famiglia d’orientamento calcistico, la sua passione è stata ben presto il basket. Da giocatore, sul finire del settore giovanile viene notato dalla Sebastiani Rieti (B1) che nel 1999 lo arruola per far parte della sua forte squadra Juniores che arriva ad un passo dalla vittoria del titolo nazionale (sconfitta in finale da Castelmaggiore). Ruolo guardia/ala, Aniello inizia a girare per la serie C1 tra Foligno, Soverato, Alba Adriatica, Ponte San Giovanni, Martinsicuro… Desideroso di abbinare il gioco del basket ai viaggi, va anche a giocare un anno in Irlanda nel Longford («seconda lega nazionale, ma livello abbastanza basso», ammette Daniele) e in Germania nel Weissenhorn («terza lega nazionale, in questo caso il livello era decisamente più alto di quello irlandese», racconta). «In Germania in particolare mi sono trovato benissimo – prosegue: – ero partito per starci un mese, invece sono rimasto tutto l’anno. Perché all’estero? Non necessariamente per guadagnare di più, anzi… ma per trovare nuovi stimoli, per fare nuove esperienze. E’ stato un periodo estremamente formativo. Tra l’altro in Germania allenavo anche una squadra Under 18 e una Under 14». Scoperta la passione, il passaggio dal parquet alla panchina è stato breve. Tornato in Italia, infatti, inizialmente coniuga il ruolo di allenatore/giocatore tra C1 e C2 ad Ascoli, poi solo tecnico. Grazie ai contatti nel frattempo intessuti in Germania (ma anche in Portogallo, Spagna e Norvegia) Aniello ha poi dato il via anche ad un progetto – tutt’ora esistente – con base ad Ascoli chiamato IPA (Italian Prep Academy). «Si rivolge a giocatori di provenienza internazionale che si trovano in una età a cavallo tra la parte finale della carriera cestista giovanile e l’inizio dell’età lavorativa – ci spiega. – Ne ho avuti da tutto il mondo: vengono, si allenano, vivono un periodo formativo di esperienza in Italia durante il quale riescono anche a guadagnare qualcosa, giocando soprattutto per squadre di serie C. Ad esempio il nostro Cummings». Da parte di Aniello, l’attenzione per i giovani è primaria. E infatti il suo arrivo a Fabriano è passato non solo attraverso la Janus, ma anche andando a far parte del progetto “Fabriano Basket 2.0” che riguarda il settore giovanile Basket School (dove allena l’under 13), Bad Boys Fabriano e la società di avviamento allo sport Sterlino. «Che settore giovanile ho trovato a Fabriano? Molto meglio di quanto pensassi a livello tecnico, mentre a livello di impatto dei ragazzi rispetto ad un campionato come la serie C, si vede che ci sono stati diversi anni in cui è mancato il rapporto e la simbiosi tra prima squadra e settore giovanile – risponde Aniello. – Ad ogni modo, sono entrati nella rotazione con buoni minutaggi alcuni giovani come Giuseppetti, Fanesi e Patrizi. E siamo riusciti a coinvolgere tutti con almeno una presenza. Un buon segnale, che deve dare positività per il futuro, nell’ottica del progetto di crescita e sviluppo del settore giovanili che si sta portando avanti».