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L’assessore Giorgio Saitta si congeda dalla politica

Il 5 maggio è stata organizzata una conferenza sui danni al patrimonio artistico-culturale del sisma partito il 26 agosto del 2016. Il giorno successivo, 6 maggio, sarà proiettato il film Castro del regista Paolo Civati sull'emergenza povertà in Italia

L'assessore Giorgio Saitta e le sue collaboratrici

FABRIANO – «Con queste ultime due iniziative chiudo, ufficialmente, la mia esperienza politica. Grazie a tutti i miei collaboratori e alla città per come mi ha accompagnato in questi cinque anni in cui ho ricoperto la carica di Assessore ai Servizi sociali del comune di Fabriano». A parlare è Giorgio Saitta che ha ufficializzato la sua indisponibilità a proseguire con la politica attiva. Ed ha deciso di farlo presentando due iniziative in linea con il suo agire politico di questi ultimi cinque anni.

La prima è la proiezione del film, Castro, che sta facendo incetta di premi. «Il Castro è un’occupazione abitativa a pochi passi dal cuore di Roma. Una ex scuola, un ex comando di polizia. Un palazzo di cinque piani dalle facciate scrostate che ha imparato a mimetizzarsi. All’interno del Castro, la rassegnazione e la speranza si contaminano, sembra che abbiano bisogno l’una dell’altra. Solitudine e solidarietà. Tra quelle fragili mura, al riparo da sguardi indifferenti, esiste un micro-mondo fatto di nomi, corpi e lingue impossibili da conciliare, singolarità impossibili da etichettare. Storie che sfuggono, sgrammaticate. Deborah e Claudio sono una coppia di trentenni afro-romani di seconda generazione; Claudio ha ottenuto gli arresti domiciliari al Castro, e una volta uscito ha trovato lavoro come barista part time in un’altra occupazione; ha due figli che non vede più e aveva due famiglie, quella naturale, in Congo, e quella adottiva, a pochi passi dal Castro. Ora c’è Deborah accanto a lui, ed è lei il motivo per cui Claudio vive in occupazione. Deborah è cresciuta lì dentro, ma se potesse, scapperebbe via; cerca sempre lavoro, ma non lo trova. Deborah e Claudio progettano continuamente il loro futuro, vogliono avere un lavoro vero, mettere su famiglia, sposarsi. Sognano un’altra possibilità. Robertino, settantacinquenne, passa le giornate nel lettino della sua stanza senzabagnonecucina assieme a Castro, il gatto dell’occupazione che poi è diventato suo, aspettando l’appuntamento quotidiano col pranzo nel quartiere in cui viveva con i genitori, prima che morissero. Robertino arriva col suo scassatissimo motorino e pranza con due euro, alla tavola calda di Alessandra e lì s’incontra con Antonietta, una ragazza che lavora nel quartiere. Quando fa troppo freddo, però, Robertino resta tutto il giorno senza uscire dal letto. Sara, dieci anni, gioca il ruolo della bambina, circondata da un “parco giochi” di spazi e persone che si stanno sgretolando. Da grande Sara vuole aprire un ristorante per le persone che vivono in strada. Magdy e Sabrina, egiziano lui e italiana lei, lottano per proteggere i loro tre bambini dalla condizione di miseria in cui sono caduti. Franco, anziano, alcolizzato, dimenticato dallo Stato, amici, famiglia. Khalil, ventenne, e il suo bambino appena nato, Neder, che vuol dire Libero in tunisino; Khalil che è un cantate rap, anche se nessuno lo sa; Khalil che scrive i suoi testi quando è in carcere. Assunta, i capelli biondi fatti in casa, le occhiaie indelebili su un volto che ha visto di tutto, l’accento campano snaturato romano, un portamento da signora, settantacinque anni, vedova. Gigi, suo figlio, passa le giornate davanti alla televisione, non ha un lavoro, e non lo cerca più. Assunta e Gigi, la vita immobile. Una casa non è soltanto un riparo, è anche un miraggio di stabilità, una certezza alla quale è difficile rinunciare. É un diritto che viene rivendicato da chi non ha lavoro e non ha reddito. Oltre un anno di riprese, per raccontare la quotidianità di una comunità in una situazione straordinaria. Per restituire i nomi, i volti, la voce, i sogni e le difficoltà di chi lotta per la dignità», la spiegazione del docu-film fatto dallo stesso giovane regista, Paolo Civati.

«La povertà in Italia ha raggiunto livelli impensabili, a Fabriano dal 25 al 30 per cento della popolazione attiva è disoccupata e non ci sono prospettive buone. Castro racconta con cruda realtà, la realtà. Sabato 6 maggio alle 10 sarà proiettato al Liceo Scientifico e alle 17 alla biblioteca comunale Sassi. Proiezione per i ragazzi per fargli rendere conto della realtà che stiamo vivendo. A conclusione del mio mandato, voglio rilanciare un allarme di una realtà che potrebbe anche non essere molto distante da noi. Si tratta, quindi, di un ultimo intervento a favore degli ultimi. Sono contento che il regista sarà presente in città per spiegare il significato profondo di questa sua opera», evidenzia l’assessore Saitta.

I danni del terremoto a Visso

Il giorno prima, 5 maggio, «Grazie al Centro studi Fabriano incontra, a Visso D’Arte, all’Accademia dei Musici e al Polo musicale Internazionale, ho organizzato un incontro dal titolo “Visso e dintorni”, il patrimonio storico-artistico di un territorio vulnerabile. Il professore Giuseppe Capriotti, dell’Università di Macerata, proporrà una conferenza sul tema. Un’iniziativa di attualità dalla quale dobbiamo trarre spunti interessanti per proteggere il nostro patrimonio a 360 gradi», conclude l’assessore Saitta.
L’appuntamento è dunque per le 17 del 5 maggio all’interno del Museo del Pianoforte storico nell’ex convento di San Benedetto in piazza Fabi Altini.

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