FABRIANO – Movida a Fabriano, un difficile compromesso da trovare per fare in modo che i locali lavorino, ma nel contempo che i residenti non possano trovare bottiglie e bicchieri vuoti in mezzo alla strada e soprattutto si rispettino le norme sul distanziamento sociale. A prendere posizione è, questa volta, Antonella Bartolini responsabile Pubblici esercizi Confcommercio Fabriano.
«Ora basta, in pochi giorni ho ascoltato fin troppe voci di chi addossa tutta la colpa degli assembramenti ai pubblici esercizi. Ebbene vi descrivo un’immagine: pieno centro storico è sabato pomeriggio e in un vicolo giacciono vuote e abbandonate una bottiglia di vodka e una di sweeps segno di un cocktail già consumato prima delle 19. Si, ho detto bene, alle 19 i relitti erano già lì, non è un sabato qualunque, è il secondo sabato della fase due, non è pre-covid, ma post-covid eppure non sembra cambiato nulla qui, niente è diverso da quello che si vedeva nei sabati pomeriggi di tre mesi fa».
Alle 23 stesso posto e stessa situazione di febbraio: gruppetto di giovani ragazzini attaccati l’uno all’altro. Della mascherina nemmeno l’ombra. «Alle identiche scene avevo assistito al giardino Regina Margherita lo stesso pomeriggio. La mia domanda ora è: davvero il problema sono i pubblici esercizi? I ristoranti hanno perso posti quindi clienti quindi introiti perché si sono dovuti mettere a misurare gli spazi metro alla mano. Plexiglass, bolloni, percorsi entrata/percorsi uscita, gel sanificanti, litri di saponi antibatterici, e potrei continuare. Mi viene, allora, da dire: a che cosa servono tutti questi sforzi se poi in strada non c’è nessun controllo?», si domanda la Bartolini.
Sabato scorso alcune persone, ovviamente non distanziate tra loro e in una strada principale e affollata, hanno indossato la mascherina solo perché in lontananza hanno visto una pattuglia delle forze dell’ordine. «Se questo è l’andamento credo che anche da noi sia necessario implementare i controlli che servano più che altro a mantenere un certo rigore. Sulle porte dei nostri locali (e di quelle degli esercizi commerciali) i cartelli affissi all’entrata richiedono la collaborazione dei clienti nel rispetto delle normative in atto per il contenimento dei contagi: mi viene da dire che viste certe scene non serve tanto dentro, ma soprattutto fuori. I pubblici esercizi sono tra quelle attività uscite dalla quarantena in ginocchio e per risollevarsi hanno bisogno dell’aiuto di tutti, se non si vuole tornare alla fase uno, dopo di che molte attività non sopravviveranno, serve una maggiore responsabilità quando si esce», conclude.