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Fabriano, il parrucchiere Stroppa: «Ho speso per la sicurezza e per non lasciare a casa nessuno»

La paura per il futuro, ma anche la scelta di assumersi maggiori costi pur di non lasciare a casa le proprie dipendenti. Uno dei parrucchieri di riferimento della città ci racconta com'è stata la ripresa dopo il lockdown

Gabriele Stroppa e le sue dipendenti

FABRIANO – La paura e il timore per il futuro, ma anche la scelta di sobbarcarsi di maggiori costi pur di non lasciare a casa le proprie dipendenti. È la storia di Gabriele Stroppa, 38 anni, da 12 anni uno dei parrucchieri di riferimento di Fabriano con il suo salone, da alcuni anni, in via Brodolini.

«L’11 marzo scorso quando ho chiuso il negozio dopo 12 anni a causa delle disposizioni per far fronte alla pandemia da Covid-19, tanti pensieri tristi avevo nella testa. Non per quella frase scritta nel cartello informativo “chiusura fino a data da destinarsi”, ma per la forte preoccupazione rispetto alla salute della mia famiglia, dei miei cari, delle mie dipendenti, un po’ di tutti», racconta Gabriele.

Poi la quarantena, «lunga e quasi surreale», le notizie che si susseguivano in Italia e anche a Fabriano in termini di contagi e decessi. Una chat con i colleghi per scambiarsi timori, suggerimenti, aspettative. Quindi, la speranza con i numeri in discesa e le previsioni sulla riapertura dei parrucchieri, «prima a giugno, poi il 18 maggio. Tutto un po’ confuso, anche per quel che riguarda i protocolli e gli aiuti economici. Credo di essere uno dei pochi a non aver ancora ricevuto i famosi 600 euro di marzo, figuriamoci di aprile, almeno avrei capito che non sarei stato completamente solo nella fase della ripartenza, ma lo Stato era al mio fianco».

Gabriele Stroppa

La voglia di ripartire c’è sempre stata, «nonostante i pagamenti si siano accumulati nei confronti dei fornitori, dei dipendenti, dei costi fissi mensili». Anche un po’ di rammarico «considerato il lavoro nero che è stato fatto durante la quarantena. Una piaga che non si riesce a debellare e che se vogliamo, in questo particolare momento, è stato ancora di più deprecabile visto che si è messa in pericolo la salute personale e dei clienti per qualche euro. È stato chiesto anche a me, la risposta è stata categorica: no».

Quando si sono finalmente chiariti i contorni dei protocolli di sicurezza, il dubbio di Gabriele Stroppa: «I costi aggiuntivi per mettere il salone in sicurezza erano importanti. Ho deciso di seguirli alla lettera, come tutti i miei colleghi, e optare per l’inserimento anche dei pannelli divisori fra le varie postazioni. Un costo aggiuntivo per non ridurre il carico di lavoro e, magari, lasciare a casa qualcuna delle mie quattro dipendenti. Siamo una famiglia e ho agito in base a questa mia convinzione». Appuntamenti presi già molto prima della riapertura, con una lunga lista d’attesa, decisione di dividere i clienti donna dagli uomini. Le prime per la maggior parte del giorno, i secondi dal tardo pomeriggio. Gel igienizzante, mascherine, guanti, visiera protettiva, divisori, asciugamani monouso, igienizzazione dopo ciascun cliente e alla fine del giorno, istituzione dei turni fra le dipendenti in modo tale che potessero tutte tornare a lavoro.

«Stiamo lavorando a gonfie vele, ritmo altissimo, dalle 8:30 fino alle 21:30, per le prime due settimane. Complimenti anche ai clienti per essere stati ligi alle regole. Ora il ritmo, si è normalizzato, ma sempre alto. Non ho idea se riuscirò a rientrare dei costi sostenuti per la chiusura forzata e per la messa a norma del salone, non so se tutti riusciremo a recuperare i livelli dello scorso anno pre-Covid, ma per quello che mi riguarda sono fiducioso. I conti li faremo alla fine, ma sono contento delle mie scelte personali. Nessuno a casa e tutti insieme per ripartire».