FABRIANO – Si inaugura domani 12 ottobre alle 17, al museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, la mostra in cui Ruoqi Tang, designer cinese, di Bejing, presenta alcune delle sue più recenti creazioni. Si tratta di disegni, dipinti, bozzetti, fotografie di design della moda, ma che mostrano anche la sua forte inclinazione artistica. La mostra è promossa dall’Associazione “Gentile Premio”, in collaborazione con il museo della Carta e della Filigrana, come evento collaterale alla XXII edizione del Premio nazionale Gentile da Fabriano, che si terrà all’Oratorio della Carità il prossimo 27 ottobre. Il Catalogo della Mostra, edito dall’editrice QuattroVenti, contiene la presentazione di Maria Teresa Veneziani, giornalista del “Corriere della Sera” per i settori cinema e moda.
«Un altro, prezioso tassello si aggiunge all’attività espositiva del Premio nazionale Gentile da Fabriano. La ventiduesima edizione del Premio promuove, negli straordinari spazi del Museo della Carta e della Filigrana, la mostra di disegni, dipinti e fotografie del giovane Ruoqi Tang. La Mostra si intitola Essere e il termine, o meglio il concetto, indica già quale sia il carattere della sua ricerca artistica, perché di questo si tratta, una ricerca che prende corpo attraverso il design di moda ma anche nel dispiegarsi di altre espressioni del suo spirito inventivo. Afferma infatti Ruoqi, nelle sue stringate ed efficacissime riflessioni: «Una mia creazione, come me stesso, è semplicemente un’esistenza. Più cresco, più penso, più mi ricordo, più capisco, meno sono i miei pensieri, meno mi ricordo, meno capisco. Quella che è rimasta è la mia esistenza, e quella sensazione che mi accompagna», evidenzia il curatore del Premio, Galliano Crinella.
«Vi è dunque una meditazione profonda che non lascia spazio all’idea di effimero e di vacuità, con cui sovente si immagina la realtà del fashion: «La moda è per me una delle tante strade per cercare la bellezza sublime». Il ricorso ad un tema dell’estetica kantiana ci consente di penetrare ancor più l’essenza del suo impegno immaginativo: il sublime conferisce un’eccedenza di senso alla bellezza, ci mostra un suo valore più intenso e coinvolgente. Perché impedisce la resa dell’uomo alle banalità del quotidiano, aprendolo agli orizzonti dell’esperienza intellettuale e riaffermando la dignità del singolo di fronte al sospetto della propria insignificanza. Il sublime nasce quindi non dalle qualità dell’oggetto contemplato, ma dalla disposizione dell’animo del vivente».