FABRIANO – «Cambiare passo per fare strada alle imprese già impegnate nella costruzione della Ancona-Perugia. Importante aver sbloccato il cantiere, ma bisogna ripartire con le imprese che stanno già lavorando perché è grazie al loro sforzo economico che si è giunti a questo traguardo». Questo il pensiero della Lega Marche a seguito del sopralluogo effettuato, il 4 aprile scorso, al campo base di Borgo Tufico di Fabriano, da parte del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e del ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, per il riavvio dei cantieri Astaldi del progetto Quadrilatero.
La Lega Marche si dichiara soddisfatta sotto questo punto di vista, ma chiede azioni concrete nei confronti delle ditte sub-appaltatrici del contraente generale, Astaldi appunto, che vantano crediti compresi fra i 40 e i 60 milioni di euro. E molte di queste 40 aziende, fra Marche e Umbria, rischiano istanze di fallimenti, con conseguenti ricadute occupazionali.
«Siamo preoccupati che questa ripartenza del cantiere possa toccare solo marginalmente l’economia del territorio», dichiarano il senatore Paolo Arrigoni, questore del Senato e responsabile della Lega Marche e i parlamentari marchigiani e umbri della Lega Tullio Patassini, Giuliano Pazzaglini, Donatella Tesei, Virginio Caparvi, segretario nazionale Umbria, Luca Briziarelli, Riccardo Marchetti.
«Bisogna tutelare chi ha lavorato pagando regolarmente buste paga e imposte pur senza incassare il dovuto per la crisi della Astaldi», il pensiero della Lega. «Quadrilatero deve trovare nuove modalità di collaborazione con queste imprese che si trovano a dover recuperare un credito di oltre 40 milioni di euro complessivi. Le circostanze obbligano al cambio di interlocutore, ma non possono cambiare le modalità con cui si raggiunge l’obiettivo che è di consegnare domani al territorio umbro-marchigiano un’indispensabile arteria viaria attraverso cui torni, fin da subito, a fluire la linfa indispensabile alla crescita economica delle sempre più provate zone montane: il lavoro».