FABRIANO – Pubblicato il Regolamento attuativo del fondo salva opere per sostenere le aziende che avevano svolto i lavori senza essere pagate nell’ambito del progetto Quadrilatero. Circa 40 imprese, fra Marche e Umbria, che vantano crediti fra i 40 e i 60 milioni di euro nei confronti della Astaldi, contraente generale. La soddisfazione di Patrizia Terzoni, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera, sulla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto 12 novembre 2019, n. 144: “Regolamento recante la definizione dei criteri di assegnazione delle risorse e delle modalità operative del Fondo salva opere”.
Dopo essere stati annunciati prima a settembre, poi a ottobre, quindi a novembre e, per finire, a dicembre, bisognerà attendere il primo trimestre del nuovo anno – salvo ulteriori e non certo auspicabili, nuovi ritardi – per i primi pagamenti per le ditte sub-appaltatrici di Astaldi. Per le notissime difficoltà finanziarie del contraente generale del progetto Quadrilatero, si è accumulata una cifra compresa tra i 40 e i 60 milioni di euro per una 40ina di imprese che hanno visto non saldati, i lavori effettuati nell’ambito del maxi lotto n. 2 Fossato di Vico-Fabriano-Serra San Quirico. Però, ora, si intravede la luce alla fine del tunnel.
«Ieri è stato un giorno importante nel lungo e travagliato processo per risolvere i problemi dei subappaltatori della Quadrilatero che da tempo aspettano di vedersi riconoscere le spettanze per lavori svolti e mai pagati a causa della crisi del general contractor Astaldi. È stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Regolamento attuativo per la ripartizione dei 12 milioni di euro stanziati per il 2019 nel bilancio dello Stato che andranno a coprire fino al 70% dei crediti delle aziende, anche quelle del progetto Quadrilatero. Poi dal 2020, oltre a ulteriori 33 milioni già in bilancio per l’anno prossimo, ci saranno anche le somme derivanti dalla quota percentuale sui ribassi degli appalti dello Stato che saranno accantonati per far fronte nel futuro in maniera strutturale a casi del genere, quando, cioè, l’azienda capofila va in crisi e a rimetterci rischiano i subappaltatori che nel frattempo abbiano realizzato i lavori», evidenzia la parlamentare pentastellata.
Il Regolamento entrerà in vigore a fine anno. A causa di un ritardo nella pubblicazione in Gazzetta Ufficiale derivante dal passaggio in Corte dei Conti, le scadenze inserite nel decreto per il riparto della prima annualità del fondo, il 2019, saranno presto riformulate con una circolare dal Ministero che dovrebbe introdurre un nuovo termine tra gennaio e febbraio 2020 come scadenza per la presentazione delle prime domande di accesso al fondo da parte delle imprese. L’istanza dovrà essere consegnata alla stazione appaltante o al contraente generale da parte dell’azienda che vanta crediti. Queste trasmetteranno le istanze e la documentazione allegata al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che poi potrà varare il primo Piano di Riparto. Come detto si arriverà a coprire fino al 70% dell’importo dei crediti. Se la posta in bilancio del 2019 non basterà a coprire le richieste di questa prima tornata, il Ministero predisporrà un secondo Piano di Riparto con i fondi stanziati per il 2020. Successivamente a regime le richieste per accedere al fondo Salva Opere dovranno essere presentate entro il 31 maggio e il 30 novembre di ogni anno. Qualora il 70 per cento dell’importo certificato sia superiore alle somme disponibili per il singolo piano, la ripartizione avviene in misura proporzionale al valore dei crediti certificati e l’eventuale residuo è riconosciuto a valere sulle risorse di cui ai successivi Piani di ripartizione, in base all’ordine cronologico di ricezione delle istanze.
«Finalmente le aziende coinvolte iniziano a vedere la luce. Abbiamo avviato con determinazione questo percorso tra lo scetticismo generale. Ricordo facce incredule di alti dirigenti dei Ministeri che non volevano neanche sentire ipotesi che invece ora sono legge dello Stato. A volte bisogna superare incomprensibili resistenze e per questo ho fatto bene a tenere il punto, perché la politica deve saper indirizzare le strutture dello Stato. Ovviamente è stato un percorso irto di ostacoli tecnici, con qualcuno che soffiava pure sul fuoco per creare quanto più fumo. Siamo stati capaci di diradarlo e ora siamo finalmente nella fase attuativa di un provvedimento che resterà un punto chiave nei rapporti tra aziende e Stato nel campo dei lavori pubblici, dando sicurezza a imprese e lavoratori che non saranno lasciati mai più soli ad affrontare le crisi determinate da altri soggetti. Un risultato di squadra ottenuto con abnegazione e lavoro fatto spesso in silenzio e senza proclami, ma guardando alla concretezza» conclude la Terzoni.