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Il ricordo del sisma del Centro Italia, cosa accadde a Fabriano in quei giorni

Ricostruzione leggera ben avviata, molti i rientri nelle proprie abitazioni. Ricostruzione “pesante”, invece, che sembra essere rimasta indietro rispetto alle varie tabelle di marcia che si sono succedute nel corso di questi ultimi anni

Uno degli edifici danneggiati dal sisma del Centro Italia

FABRIANO – Ricostruzione leggera ben avviata, molti i rientri nelle proprie abitazioni. Ricostruzione “pesante”, invece, che sembra essere rimasta indietro rispetto alle varie tabelle di marcia che si sono succedute nel corso di questi ultimi anni. Questa, in estrema sintesi, la situazione legata alla ricostruzione del devastante sciame sismico che ha colpito anche Fabriano nella notte fra il 23 e 24 agosto 2016 e poi a ottobre dello stesso anno. Fabriano e i fabrianesi ricordano la notte di terrore di cinque anni fa quando sono stati svegliati di soprassalto a causa della prima forte scossa, magnitudo 6 della scala Richter, del ribattezzato terremoto del Centro Italia che ha visto coinvolte ben quattro regioni: Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo.

L’incubo prosegue ad ottobre

Giorni molto difficili che si sono ripetuti a fine ottobre 2016 a Fabriano. In rapida sequenza scosse telluriche potentissime hanno sconvolto la città. Alle 19:11 del 26 ottobre la prima scossa: 5.4 della scala Richter, a 9 chilometri di profondità, con epicentro nella provincia di Macerata, tra Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita e Preci. La seconda scossa è stata registrata, dall’Ingv, alle 21:18, con una magnitudo di 5.9 Richter. Poi, un’infinità di scosse, con la più forte alle 23:42, magnitudo 4.6. Scuole chiuse fino a tutto il 31 ottobre, una decisione che si è rivelata azzeccatissima. Apertura del PalaGuerrieri per l’accoglienza degli sfollati e di coloro che avevano timore a restare nelle proprie abitazioni. Nelle ore successive, l’arrivo di un treno, binario 1, per permettere di dormire a tutti coloro che avevano le case inagibili. I titolari delle strutture ricettive cittadine che, immediatamente, hanno aperto gli alberghi per ospitare chiunque volesse andarci. Ma, purtroppo, non era finita qui.

Domenica 30 ottobre 2016, l’apice dello sciame sismico del terremoto del Centro-Italia: alle 7:40, 6.5 di magnitudo e non si sono registrati morti solo perché, grazie al cambio di ora dalla legale alla solare, nessuno era al lavoro nelle zone più colpite dalle scosse del 26 ottobre. Per Fabriano e i fabrianesi, alcuni avevano preferito allontanarsi da queste zone approfittando della chiusura delle scuole, è stato devastante. Le inagibilità hanno rapidamente superato quota 100, fra edifici pubblici e privati. Gli sfollati sono aumentati arrivando a migliaia di persone. Ma soprattutto il pensiero di un terremoto così lungo ha messo alla prova duramente chiunque. A distanza di cinque anni, le ferite sono ancora aperte. Infatti, alcuni palazzi pubblici – a esempio Palazzo Chiavelli – sono ancora inagibili. Mentre altri hanno riaperto, così come tante Chiese riparate con una buona tempistica e tornate a ospitare i fedeli. C’è ancora da completare una ricostruzione che, soprattutto per motivi legati alla farraginosa burocrazia, tarda a poter vedere lo striscione del traguardo.