FABRIANO – A quasi due anni di distanza dalla prima forte scossa di terremoto che ha sconvolto anche Fabriano, il 24 agosto del 2016, la ricostruzione dal punto di vista dei beni religiosi è più urgente che mai e le diocesi vogliono accelerare l’iter che porta alla riapertura dei luoghi di culto. Il Vescovo di Fabriano-Matelica, presidente del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto, mons. Stefano Russo, chiede la possibilità di agire in regime privato sulle chiese fino a una spesa minima di 500mila euro.
L’obiettivo è uno solo: velocizzare i tempi della ricostruzione di chiese antiche e con opere d’arti di grande valore per restituirle alla pietà popolare. È questa la richiesta che il vescovo di Fabriano-Matelica ha avanzato, nei giorni scorsi, a Roma all’Ufficio di presidenza della Commissione speciale per l’esame degli atti urgenti presentati dal governo al Senato. «Siamo qui a rappresentarvi un’esigenza decisiva per le nostre diocesi. Gli strumenti finora approntati dal legislatore hanno fallito l’obiettivo di garantire una pronta ricostruzione: a quasi due anni dal terremoto, gli interventi di messa in sicurezza non risultano ancora integralmente attuati, mentre quelli di ricostruzione non risultano nemmeno iniziati. Tutte le diocesi ferite dal sisma riscontrano problemi nell’interfacciarsi con gli uffici speciali per la ricostruzione», le parole del Vescovo di Fabriano-Matelica.
Accompagnato da don Giuseppe Baturi, sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Russo ha ricordato come nel sisma che ha colpito l’Italia centrale «siano andate distrutte – o comunque risultino inagibili – più di tremila chiese: un numero talmente alto da far alzare le mani al Ministero, già investito di una mole significativa di compiti e attribuzioni in materia di ricostruzione pubblica”. Proprio per questo, già nel 2017 il legislatore aveva riconosciuto l’opportunità nell’ambito della ricostruzione delle chiese di un intervento diretto delle diocesi. Questo ha permesso alla diocesi di Fabriano-Matelica, ad esempio, con due ordinanze del ministero dei Beni Culturali, di ottenere 1milione e 475 mila euro per 12 chiese. Resta il fatto, però, che ad oggi, solo nella diocesi della città della carta, sono più di 40 le chiese inagibili senza considerare le case parrocchiali. Solo quattro quelle riaperte: la cattedrale di Fabriano, la concattedrale di Matelica, San Nicolò e la chiesa di Marischio.
Il vescovo nel corso dell’audizione ha spiegato che questo riconoscimento di rendere le diocesi “soggetti attuatori” ha di fatto assoggettato le stesse chiese locali a una disciplina della ricostruzione pubblica complessa sia sul piano organizzativo che economico. Dovrebbero, infatti, dotarsi di strutture necessarie per le procedure di gara, per la progettazione, per l’affidamento dell’esecuzione dei lavori e farsi carico di una serie di oneri gestionali estranei alla struttura e alla natura delle diocesi stesse. Da questa riflessione è nata la proposta fatta al Senato da parte della delegazione Cei guidata dal vescovo di Fabriano-Matelica.
«Partendo dal riconoscimento che le diocesi sono enti ecclesiastici civilmente riconosciuti – ossia enti non pubblici, ma privati con profili di specificità – arrivare a mutare la normativa vigente – ha concluso Russo – sottoponendo al regime della ricostruzione privata gli interventi, almeno fino alla soglia dei 500mila euro, che abbiano per oggetto le chiese e gli edifici di culto. Così le doverose esigenze di trasparenza, regolarità e sicurezza nelle procedure di ricostruzione potrebbero coniugarsi con la celerità degli interventi, a tutto vantaggio della popolazione». Per quel che riguarda Fabriano nell’ordinanza 23 sono state inserite le chiese di Santa Maria in Campo di Fabriano e Santa Maria di Domo per un importo di 275.000: saranno le prime ad essere sistemate. I progetti di restauro sono stati già presentati al Ministero dei Beni e delle Attività culturali. Nell’ordinanza 32, invece, sono state inserite 10 chiese per un importo complessivo di 1.200.000 euro: rientrano in questo intervento le chiese di San Venanzio di Albacina e San Donato; a Cerreto la Collegiata e Santa Maria delle Grazie; a Matelica San Giovanni Battista di Colferraio, San Vincenzo, San Fortunato di Poggeto, Santa Maria delle Grazie di Braccano e San Michele di Rastia.