FABRIANO – Due giorni che molti fabrianesi, ancora una volta, non dimenticheranno facilmente. Il 26 e il 30 ottobre, quando si pensava che il peggio fosse alle spalle a seguito dello sciame sismico dell’agosto 2016, ecco che si ripiomba nell’incubo. Una ferita che apertasi nel 1997, è tornata a sanguinare ancora una volta. E i danni sono stati notevoli. Per fortuna solo agli edifici.
Sono stati giorni molto difficili, quelli di fine ottobre dello scorso anno a Fabriano. In rapida sequenza scosse telluriche potentissime hanno sconvolto la città. Alle 19:11 del 26 ottobre la prima scossa: 5.4 della scala Richter, a 9 chilometri di profondità, con epicentro nella provincia di Macerata, tra Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita e Preci. La seconda scossa è stata registrata, dall’Ingv, alle 21:18, con una magnitudo di 5.9 Richter. Poi, un’infinità di scosse, con la più forte alle 23:42, magnitudo 4.6.
Scuole chiuse fino a tutto il 31 ottobre, una decisione che si è rivelata azzeccatissima. Apertura del PalaGuerrieri per l’accoglienza degli sfollati e di coloro che avevano timore a restare nelle proprie abitazioni. Nelle ore successive, l’arrivo di un treno, binario 1, per permettere di dormire a tutti coloro che avevano le case inagibili. I titolari delle strutture ricettive cittadine che, immediatamente, hanno aperto gli alberghi per ospitare chiunque volesse andare.
Lavori febbrili per accertare le prime inagibilità. Un’attività che è andata avanti a 360 gradi e che ha contribuito, parzialmente, a far sentire i fabrianesi al sicuro.
Ma, purtroppo, non era finita qui. Domenica 30 ottobre 2016, l’apice dello sciame sismico del terremoto del Centro-Italia: alle 7:40 6.5 di magnitudo e non si sono registrati morti solo perché, grazie al cambio di ora dalla legale alla solare, nessuno era al lavoro nelle zone più colpite dalle scosse del 26 ottobre.
Per Fabriano e i fabrianesi, alcuni avevano preferito allontanarsi da queste zone approfittando della chiusura delle scuole, è stato devastante. Le inagibilità hanno rapidamente superato quota 100, fra edifici pubblici e privati. Gli sfollati sono aumentati arrivando a migliaia di persone. Ma soprattutto il pensiero di un terremoto così lungo ha messo alla prova duramente chiunque.
A distanza di un anno, le ferite sono ancora aperte. Infatti, alcuni palazzi pubblici – a esempio Palazzo Chiavelli – sono ancora inagibili. Molte le chiese che sono chiuse. La scuola Don Petruio è stata abbattuta e sarà ricostruita. Ancora 40 persone sono alloggiate in hotel e la convenzione scadrà a fine anno. Il sindaco, Gabriele Santarelli, ha da poco lanciato un appello ai possessori di case sfitte affinché si facciano avanti.
Questi sono solo alcuni casi che ben spiegano come il terribile sisma dello scorso anno abbia ancora effetti in città e nel comprensorio. E difficilmente tutto ciò si potrà concludere entro fine 2017.