FABRIANO – Calo di circa il 50% di amanti del fitness nelle palestre di Fabriano. Questa la fotografia a due settimane dalla riapertura dopo la lunga fase di lockdown dovuta alla pandemia da Covid-19. Fra stringenti misure di sicurezza e lezioni di gruppo anche all’aperto, i titolari di alcune palestre cittadine non hanno alcuna voglia di mollare e si aspettano aiuti concreti.
«Siamo stati chiusi dal 10 marzo al 24 maggio, per riaprire poi il giorno successivo dopo aver implementato tutte le misure anti-contagio: due metri di distanza nelle sale pesi e sala aerobica. In quest’ultima, quindi, si è abbondantemente dimezzata la presenza collettiva, passata da 22 a 10 persone», raccontano i titolari della palestra Time 2 fit. «Per questo abbiamo un sistema di prenotazioni tramite un’applicazione per smartphone. Naturalmente, prima di accedere in palestra si misura la febbre e si fa firmare l’autocertificazione tutti i giorni. Da qualche giorno, abbiamo riaperto l’utilizzo delle docce, dimezzandone il numero da sei a tre. Nello spogliatoio non si può lasciare nessun indumento appeso, ma tutto deve essere conservato all’interno del borsone. Occorre igienizzarsi con molta frequenza le mani e igienizzare gli attrezzi dopo l’utilizzo. Dobbiamo constatare che tutta la nostra clientela è molto attenta al rispetto di ciascuna misura di sicurezza».
I problemi non mancano, a partire dal calo della clientela. «Sicuramente c’è ancora tanto timore e l’affluenza ne risente ma, giorno dopo giorno, notiamo un aumento delle presenze», evidenziano da Time 2 fit che hanno deciso di far recuperare i mesi di chiusura forzata alla propria clientela, prorogando la durata dell’abbonamento annuale sottoscritto nel gennaio scorso, «anche se ci rimettiamo, ma c’è sembrato giusto prendere questa decisione. Ci aspettiamo molto dal Governo, visto che i costi fissi durante il lockdown ci sono comunque stati. Certamente, i 600 euro ricevuti non sono sufficienti per mangiare e pagare i costi. Non si è neppure dimostrata semplice la strada per ottenere i finanziamenti, una vera e propria odissea di burocrazia, tanto che ancora dobbiamo ottenere una risposta rispetto alla domanda che abbiamo presentato».
Anche alla palestra La Vinci si nota un netto calo dell’affluenza. «Calo del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma ultimamente e gradualmente, tornano più persone. La fascia giovanile sta rientrando più velocemente. Diamo lavoro a circa 18 persone a vario titolo, i due terzi sono rientrati a lavoro, alcuni con un monte ore ridotto, un terzo è ancora in cassa integrazione. Questo perché, oltre alle misure adottate per dare la massima sicurezza, abbiamo deciso che contemporaneamente possono esserci 30 amanti del fitness nella nostra palestra di 800 metri quadrati. Abbiamo anche deciso di ridurre l’apertura dalle 9 alle 21 e di restare chiusi nei fine settimana. Il tutto in un’ottica di riduzione dei costi. I corsi, ridotti come monte ore della metà, li effettuiamo in uno spazio esterno alla palestra dalle 18 alle 20».
Al Governo, «vorremmo dire solo di fare meno annunci e proclami, ma più fatti – dicono i gestori della palestra La Vinci -. Il premier Giuseppe Conte ha creato tante aspettative, ma c’è gente che ancora deve ricevere la cassa integrazione o se gli è arrivata, è solo parziale. In più, serve maggiore liquidità a fondo perduto e molta, ma molta meno burocrazia: solo per presentare la domanda, dobbiamo produrre circa 30 documenti. In compenso, per richiederci i pagamenti delle utenze, basta solo un bollettino. Una lotta impari».