ANCONA – Incontro in Regione sulla vertenza Elica decisamente interlocutorio. Il presidente Francesco Acquaroli ha assicurato che è pronto a mettere in campo tutte le risorse possibili a disposizione. Mentre gli operai hanno effettuato un presidio sotto palazzo Leopardi per manifestare tutta la loro preoccupazione, la multinazionale di Fabriano, leader nel settore delle cappe aspiranti, ha ribadito la necessità delle scelte annunciate per evitarne altre peggiori.
Ad Ancona, Elica ha illustrato oggi al presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, agli assessori al Lavoro e all’Industria e alla Cultura Stefano Aguzzi, Mirco Carloni e Giorgia Latini, il piano industriale 2021-2023 che prevede la riorganizzazione del footprint industriale dell’area Cooking Italia: 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto d’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo.
La multinazionale di Fabriano non si è sottratta nello spiegare le motivazioni di questa scelta «purtroppo dolorosa, ma assolutamente necessaria per salvaguardare il futuro e la stabilità del Gruppo», le parole dell’Ad, Giulio Cocci. «Elica anche oggi è convinta di trovarsi davanti ad una situazione che impone lungimiranza e capacità di visione futura, con l’obiettivo fondamentale di salvaguardare il Gruppo e il mantenimento dell’occupazione sul territorio, che ricordiamo è attualmente di 1094 persone nella sola provincia di Ancona. La soluzione al problema del sovradimensionamento occupazionale è fondamentale per preservare i restanti posti di lavoro a livello locale».
Si ricorda come Elica sia l’unica impresa produttrice di cappe aspiranti con una storia tutta italiana in un territorio, quello del fabrianese, che ha visto negli anni cessioni piuttosto che fallimenti. «Da sottolineare inoltre che i principali competitors di Elica hanno già da tempo delocalizzato gran parte della loro produzione», ha evidenziato Cocci. Durante l’incontro Elica ha ribadito l’impegno a gestire l’impatto occupazionale mediante lo studio di tutte le soluzioni sociali e gli strumenti disponibili definiti di concerto con le organizzazioni sindacali, le parti sociali e gli organi istituzionali.
«La perdita di competitività nel settore B2B, il fatto che i nostri competitors abbiano già delocalizzato le produzioni, l’insostenibile perdita di profittabilità nell’area Cooking Italia, rendono questo piano seppur doloroso, inevitabile. L’alternativa è aggiungere anche il nostro nome tra quelle società del fabrianese che in passato erano aziende e oggi, se non sono fallite, si sono trasformate in piccoli stabilimenti ristrutturati di qualche gruppo straniero. Non è il futuro che vogliamo per Elica», ha concluso Giulio Cocci.
Mentre gli operai erano in presidio, i rappresentanti sindacali di Fim-Fiom-Uilm rilanciavano sul loro punto fermo. Chiesto il ritiro del piano strategico come condizioni per aprire una trattativa. «Abbiamo chiesto il ritiro del piano altrimenti non potrà iniziare neppure una discussione. Ne devono presentare un altro», le parole di Fiom-Fim-Uilm che assicurano, nel contempo, «che se il lavoro, la produzione, rimane nel territorio, da parte loro sono pronti a lavorare con l’azienda per individuare tutte le soluzioni per il risvolto occupazionale».
«La difesa del territorio è l’obiettivo che vogliamo raggiungere, in questa vertenza e come missione del governo regionale – ha affermato il presidente della Regione Francesco Acquaroli alla prima riunione del Tavolo istituzionale per la crisi di Elica -. Il patrimonio di lavoro, conoscenze e di imprenditorialità che abbiamo acquisito negli anni va difeso perché questo è uno dei più grandi problemi che le Marche hanno, insieme alla ricostruzione e al Covid. Metteremo in campo tutte le risorse che abbiamo, in termini di conoscenze, di relazioni istituzionali e finanziarie per cercare di risolvere questa difficile situazione».
La delicatezza e la pesantezza di questa vertenza «non ci facevano ovviamente sperare che da un primo incontro scaturissero soluzioni», ha affermato l’assessore Aguzzi. «C’è una distanza significativa tra la parte aziendale e sindacale. L’azienda ha posto in discussione, con fermezza, un ridimensionamento fortissimo per intavolare una trattativa serena e per raggiungere un accordo tra le parti. Ora gli incontri proseguiranno unilateralmente, per capire se c’è effettivamente la possibilità di una sintesi. Non escludo anche di portare la discussione su un tavolo nazionale».