FABRIANO – Una manifestazione a Fabriano per dire “no” al piano strategico proposto da Elica. Martedì 11 maggio, il coordinamento sindacale unitario ha deciso di organizzare «una giornata di lotta e di mobilitazione con manifestazione a Fabriano per un piano che nega il futuro dell’azienda in Italia, che cancella centinaia di posti di lavoro con i fatturati che aumentano, per denunciare un problema che riguarderà tutto il comprensorio e tutto il comparto dell’elettrodomestico in generale. Facciamo un appello a tutte le aziende del settore presenti nel territorio per unirsi alla nostra lotta», spiegano le parti sociali. Nel pieno rispetto delle norme anti-Covid, dunque, un presidio statico per non far spegnere le luci della ribalta su questa vertenza e non solo.
A pochi giorni dal primo faccia a faccia virtuale al Mise fra il management della multinazionale di Fabriano, leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, e le parti sociali, sul piano strategico 2021-2023 che prevede: 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo, continua lo stato di agitazione dei lavoratori. «Un’immagine di un’azienda completamente isolata, dal cui progetto hanno preso le distanze sia la Regione Marche che lo stesso ministero dello Sviluppo economico. Nella comunicazione aziendale che ne è seguita, abbiamo potuto trovare conferma della banalità della strategia industriale e comunicativa che hanno scelto di perseguire», evidenziano dal Coordinamento sindacale unitario.
«Si punta tutto esclusivamente sul costo della manodopera per nascondere la mancata volontà di trovare strategie diverse con un vero carattere industriale, tra cui parlare di come diminuire i compensi dei manager e delle loro buone uscite, le cui scelte, oggi, ci restituiscono una strategia che si è dimostrata fallimentare. Nell’interesse di pochi – Presidenza, azionisti e management – si decide di sacrificare sull’altare della profittabilità e delle strategie borsistiche (dividendi agli azionisti), un’intera collettività privandola del lavoro, in un territorio già colpito da oltre un decennio di crisi e da processi di desertificazione industriale, tradendo cosi anche i valori della stessa azienda, oltre che le persone che hanno contribuito a rendere Elica leader mondiale nel proprio mercato».
Per il Coordinamento del Gruppo «nella comunicazione dell’AD, Giulio Cocci, seguita all’incontro, non abbiamo visto traccia delle centinaia di posti di lavoro dell’indotto che andrebbero persi e questo dimostra che anche seguendo il ragionamento dell’azienda, il saldo sarebbe comunque negativo, a dimostrazione ancora una volta della mistificazione che si nasconde dietro questo irricevibile piano strategico, che tutti hanno rigettato». Tanto più che a essere delocalizzata sarebbe la produzione di “alta gamma”. «Se questo diventasse il nuovo paradigma, c’è il rischio che nel giro di pochi anni, si apra a una strada che possa portare alla scomparsa della produzione dell’elettrodomestico dal Paese. Non c’è bisogno di guardare molto lontano per capire che, contrariamente a quanto dicono i manager con cui abbiamo parlato, produrre cappe sul fabrianese, facendo utili e creando occupazione, non solo è fattibile, ma è la strada che altri produttori competitor di Elica stanno perseguendo, puntando proprio sulle capacità, le professionalità, le competenze e la valorizzazione del territorio», concludono le parti sociali.