FABRIANO – Nuova convocazione dei sindacati di categoria da parte del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, nell’ambito della vertenza Elica di Fabriano. I rappresentanti territoriali di Fim-Fiom-Uilm incontreranno il governatore marchigiano a Palazzo Raffaello oggi 31 maggio alle 13. Continua, dunque, l’attivismo dell’Esecutivo della Regione Marche nell’ambito della vertenza che coinvolge la multinazionale fabrianese leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti a seguito della presentazione del piano strategico 2021-2023 che prevede: 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto d’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo.
La protesta di lavoratori Elica e sindacati
I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione fin dal 31 marzo scorso e da allora si sono susseguiti presidi davanti agli stabilimenti di Mergo e Cerreto d’Esi durante le feste di Pasqua e il primo maggio. Quindi, un corteo a Fabriano e un altro che si è svolto venerdì 28 maggio a Castelfidardo, in concomitanza con uno sciopero generale dei lavoratori di tutto il Gruppo di Fabriano, di otto ore. «L’azienda ha aperto a una rivisitazione dei contenuti del piano, bene, ma ci aspettiamo di più. Noi, siamo pronti a mettere sul tavolo le nostre proposte per salvaguardare occupazione e lavoro in Italia», commentano i sindacati in attesa del nuovo faccia a faccia con il Presidente Acquaroli.
Vertenza Elica: il punto di vista dei sindacati
«Fin dall’inizio abbiamo sempre dichiarato che la vertenza riguarda tutto il Gruppo e che nessuno si può sentire salvo quando un’azienda annuncia in maniera così prepotente e irrispettosa la delocalizzazione della quasi totalità delle produzioni. Per questo motivo venerdì abbiamo scioperato in modo organico. La contrarietà al piano di delocalizzazioni e licenziamenti presentato di Elica, oltre alla risposta delle lavoratrici e dei lavoratori, è stata chiaramente manifestata da tutti: il territorio, il Governo, tutti i sindaci dell’area montana e la Regione, hanno ritenuto inaccettabile e pericolosa la strategia della multinazionale. Da ogni parte è arrivata la richiesta di ritiro del piano», ricordano le parti sociali.