FABRIANO – Slitta al 3 maggio prossimo il primo confronto al Ministero dello Sviluppo economico, fra i sindacati di categoria, la Regione Marche e il management della multinazionale di Fabriano, Elica. Il summit, in modalità remoto, si sarebbe dovuto svolgere questa mattina, 29 aprile, alle 9. Ma dal Mise è giunta richiesta di posticipo a tutte le parti interessate. Il nuovo tavolo di crisi online si svolgerà il 3 maggio prossimo a partire dalle 16:30.
Sono giorni di attesa per quel che riguarda la vertenza Elica, a seguito della presentazione del piano strategico 2021-2023 della multinazionale di Fabriano, leader nel settore delle cappe aspiranti, che prevede la riorganizzazione del footprint industriale dell’area Cooking Italia: 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo.
I sindacati di categoria Fim-Fiom-Uilm, di concerto con le Rsu di tutto il Gruppo, hanno proclamato lo stato di agitazione permanente. «Le Segreterie territoriali e le Segreterie nazionali di Fim-Fiom-Uilm non ritengono percorribile una discussione incentrata su delocalizzazioni in un momento di crescita del mercato, solo per inseguire logiche finanziarie che non tengono conto di chi lavora e che rischia di creare ulteriori tensioni sociali dentro gli stabilimenti del gruppo. Il Mise e la Regione Marche hanno ribadito la loro contrarietà al piano di Elica, confermando la disponibilità a valutare tutti gli strumenti da mettere a disposizione nella complicata discussione. Se non si deciderà di togliere dal tavolo di discussione il piano strategico, far partire il dialogo sarà difficile», hanno ribadito, nei giorni scorsi, le parti sociali.
Dal canto suo, da Elica si è ribadito di trovarsi davanti a una situazione «che impone lungimiranza e capacità di visione futura, con l’obiettivo fondamentale di salvaguardare il Gruppo e il mantenimento dell’occupazione sul territorio, che ricordiamo è attualmente di 1.094 persone nella sola provincia di Ancona. La soluzione al problema del sovradimensionamento occupazionale è fondamentale per preservare i restanti posti di lavoro a livello locale», le parole dell’AD, Giulio Cocci, rilasciate nelle scorse settimane.