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Vertenza Whirlpool: nell’incontro al Mise anche Fabriano. Alto il rischio di “tagli”

Presente il ministro, Stefano Patuanelli, i rappresentanti dell'azienda, le segreterie nazionali e regionali di Fiom-Fim-Uilm, il coordinamento delle Rsu del gruppo. In calo la produzione della multinazione: situazione che potrebbe mettere a rischio l'occupazione nell'area della Lombardia e delle Marche

FABRIANO – Vertenza Whirlpool, le sorti dello stabilimento di Napoli mettono in secondo piano qualsiasi altra questione relativa ai siti produttivi marchigiani e alla sede impiegatizia di Fabriano. Ma per la prima volta, ufficialmente, si è fatto cenno della problematica legata alla sede impiegatizia di Fabriano.

Questo il senso finale dell’ennesimo incontro svoltosi ieri pomeriggio, 27 novembre, a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo economico. Presente il ministro, Stefano Patuanelli, le Istituzioni locali, i rappresentanti del management aziendale, le segreterie nazionali e regionali di Fiom-Fim-Uilm, e il coordinamento delle Rsu del gruppo.

L’azienda ha ribadito che l’unica soluzione per garantire l’occupazione nel sito di Napoli è la riconversione industriale ma, allo stesso modo, di non aver mai disdettato l’accordo del 25 ottobre 2018. «Come Fiom abbiamo affermato che per la nostra organizzazione non ci sono soluzioni fuori da quell’accordo – che va applicato per intero – e che siamo disponibili al confronto per trovare soluzioni, ma solo all’interno degli impegni sottoscritti con azienda e Governo. Per noi non è credibile la favola della riconversione, vertenze recenti dimostrano che spesso si scrive “riconversione” ma si legge “chiusura”», il commento dei vertici della Fiom.

Tesi sposata anche dal ministro Patuanelli che ha garantito la disponibilità del Governo a fare qualsiasi cosa per individuare una soluzione all’interno dell’accordo di ottobre 2018 che ha annunciato una prossima riunione plenaria per il 20 gennaio 2020.

La Uilm ha proposto un discorso più complessivo. «Cogliamo questa disponibilità al dialogo per rivendicare ancora una volta il rispetto degli accordi sottoscritti a salvaguardia di Napoli e degli altri stabilimenti italiani e per chiedere al Governo di varare finalmente provvedimenti in grado di influire sulla vertenza». Anche perché vi è un allarme circa i livelli produttivi e, di conseguenza, un concreto rischio tagli a livello occupazionale. «Livelli produttivi bassissimi anche negli altri stabilimenti del gruppo, con un rischio di tagli pesanti delle funzioni di staff in Lombardia e nelle Marche».

Dunque, la sede impiegatizia di Fabriano come, a livello territoriale, le parti sociali vanno ripetendo da mesi. Oltre 50 funzioni sono state delocalizzate in direzione della Polonia. E questo ha comportato che molti colletti bianchi siano stati costretti a riqualificarsi, nella migliore delle ipotesi, o valutare di accettare la mobilità incentivata e uscire dall’organigramma della multinazionale americana. Su questo aspetto, dunque, i sindacati hanno affermato, più volte, di volerne discutere in sede ministeriale. Ma prima c’è da risolvere il problema Napoli e, poi, affrontare anche questo ulteriore nodo.