Ancona-Osimo

Chi è Paolo Sabbatini, il diplomatico che porta le Marche nel mondo: «Ai colleghi parlo della nostra regione»

Il titolo di "Marchigiano nel mondo" va a Paolo Sabbatini. Un'educazione poliedrica e tante missioni all'estero. Ora, dirige l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles. «Ai giovani che vogliono intraprendere la carriera diplomatica dico che non ci sono orari e che bisogna credere in sé stessi»

Paolo Sabbatini
Paolo Sabbatini

ANCONA – Li chiamiamo eroi, ma sono anzitutto persone, i nostri diplomatici. Paolo Sabbatini è uno di loro: a lui, alcuni giorni fa, è andato il titolo di “Marchigiano nel mondo”. Il riconoscimento gli è stato attribuito in Senato, a Roma. Una carriera lunga 41 anni, la sua, spesa al servizio della comunità internazionale e del Governo italiano. Una formazione poliedrica, che varca i confini nazionali. Si definisce «cittadino del mondo», Sabbatini, che dirige l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles.

Lo raggiungiamo telefonicamente mentre sta rientrando in Belgio. «Ho lavorato tutta la vita per le Marche e l’ho fatto con l’entusiasmo di un innamorato, che si aspetta che l’innamorata lo corrisponda». E le Marche lo hanno corrisposto, eccome. Sabbatini, 66 anni, nato a Porto Sant’Elpidio, ha conseguito la maturità classica a Fermo. Poi, si è tuffato nel mondo: tra il 1975 e il 1978 studia in Francia. All’Università di Tours consegue il Diploma di alti studi in lingua e letteratura francese e storia dell’arte. Due anni dopo, all’Università di Montpellier, ottiene il Diploma di alti studi in storia delle istituzioni francesi e storia dell’arte francese.

Nel 1978, varca le porte della Bocconi e arriva il Diploma di studi in Economia internazionale. Nel 1979, si laurea in Scienze politiche (indirizzo politico-internazionale) all’Università La Sapienza di Roma. Giornalista, funzionario di Stato, capo delegazione in moltissime missioni all’estero, ha persino studiato pianoforte e agli inizi degli anni ’80 si è formato alla Società italiana per l’Organizzazione internazionale di Roma e al Centro Studi Americani della Capitale.

«I miei genitori mi hanno trasmesso l’amore per le Marche: mio nonno – ricorda Sabbatini – era vicedirettore della fabbrica di concimi di Porto Sant’Elpidio, che a quell’epoca era la realtà marchigiana più importante. Mia madre, invece, ha insegnato a tutto il paese. Le Marche? Le pubblicizzo e le sponsorizzo molto, anche a Bruxelles, in Parlamento europeo e tra i colleghi».

Paolo Sabbatini, “Marchigiano nel mondo”

Insomma, il riconoscimento di “Marchigiano nel mondo” non poteva che andare a lui. Se me lo aspettavo? «Beh, sarei ipocrita se dicessi di no. In realtà, non è stata una sorpresa. In cuor mio – sottolinea – qualche aspettativa la avevo. La notizia ufficiale è arrivata circa tre settimane fa, ma era già nell’aria da tempo».

Sabbatini, nel corso della sua carriera, ha viaggiato in più di 70 Paesi del mondo, ma «lo scalo non conta – evidenzia -. Bisogna aver passato almeno 24 ore in un Paese per poterlo inserire nella lista». Entrato all’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1981, coltiva la passione per il Medio e l’Estremo Oriente, per il mondo arabo e quello cinese. In Cina, è rimasto per 12 anni. «Dovunque sia stato – prosegue – ho trovato i miei conterranei, perché la diaspora marchigiana – forse meno concentrata di quella dei lucani e dei calabresi che hanno creato vere città alternative – è stata polverizzata in tutto il mondo».

Sarebbero tanti gli aneddoti da raccontare, uno su tutti quello della Cambogia, all’indomani della guerra civile. «Era il ’90 o il ’91 – ricorda -. Andai con l’allora ministro De Michelis in quella che era una tra le più importanti città della Cambogia, rasa al suolo. C’erano macerie e distruzioni a vista d’occhio e consideri – riflette – che prima della guerra aveva 1 milioni di abitanti. Ebbene, nessuno era venuto a  prendermi allo scalo militare, tutti erano spaventati. Ma d’un tratto trovai la strada per arrivare alla casa del Sindaco: l’avevo sognata tempo addietro, ma non lo dissi a nessuno. Per me che sono religioso, è stata la dimostrazione della divina provvidenza».     

«E ai giovani che sognano la carriera diplomatica dico che non esistono sabati né domeniche. Non esistono orari: non c’è la notte, non c’è la mattina. È un lavoro continuo. Bisogna essere disposti a sopportare dei tour de force incredibili. Se avete lo stomaco delicato non fate questo mestiere, perché bisogna avere coraggio e tempra fisica per mangiare tutto, o per non mangiare nulla. E poi occorre avere molta fede in sé stessi, perché spesso i risultati immediati non si vedono».