Ascoli Piceno-Fermo

Frode all’Iva sulle auto usate e fatture false per 550mila euro: concessionario del fermano nel mirino della Finanza

Un meccanismo fraudolento e l'utilizzo di una società "cartiera" consentivano di commercializzare autovetture usate, provenienti dall’estero, a prezzi particolarmente concorrenziali e in evasione dell’imposta

Macchina Guardia di Finanza

FERMO – Il Nucleo di Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza di Fermo, attraverso complesse indagini che hanno coinvolto anche altri Reparti del Corpo sul territorio nazionale, ha smascherato una frode all’IVA realizzata tramite un meccanismo fraudolento che consentiva ad un noto concessionario del fermano di commercializzare autovetture usate, provenienti dall’estero, a prezzi particolarmente concorrenziali e in evasione dell’imposta.

I finanzieri, delegati e coordinati dalla Procura fermana, nell’esaminare minuziosamente la documentazione relativa alla vendita ed all’immatricolazione di autovetture usate (un comparto, quello delle auto, particolarmente esposto a frodi nel settore dell’IVA), hanno rilevato come la concessionaria acquistasse autovetture già immatricolate in altri Paesi dell’Unione Europea (soprattutto in Germania) attraverso l’interposizione fittizia di altri soggetti economici italiani.

Gli approfondimenti esperiti hanno individuato il meccanismo fraudolento, strumentale all’immissione in commercio di autovetture ad un prezzo inferiore a quello di mercato, in alterazione delle regole di corretta e leale concorrenza, a danno degli operatori economici regolari che perdono, in tal modo, competitività.

Dagli elementi raccolti, il meccanismo fraudolento si sostanzierebbe nell’interposizione, nella filiera commerciale, di un soggetto “fittizio”, in gergo “cartiera”, costituito appositamente per l’emissione di fatture soggettivamente false e per l’accollo del debito IVA. Nello specifico, i passaggi della frode possono riassumersi nelle seguenti fasi:

1) la società “cartiera” (soggetto “fittizio”) acquista solo formalmente l’autovettura dal fornitore comunitario, interponendosi tra il cedente e il reale acquirente italiano, rivendendo sottocosto a quest’ultimo, non dichiarando o comunque non versando l’IVA all’Erario;

2) la società beneficiaria della frode (la concessionaria italiana), acquistando con IVA, può usufruire della detrazione dell’imposta per l’acquisto effettuato e rivendere pertanto la medesima autovettura al soggetto privato (fattura con addebito di IVA) ad un prezzo al di sotto di quello di mercato;

3) all’atto di immatricolare l’autovettura, viene presentata alla Motorizzazione Civile una “falsa” dichiarazione sostitutiva a firma dell’acquirente finale (soggetto privato) con la quale lo stesso attesta di aver acquistato l’automezzo direttamente dal fornitore comunitario, presentando nel contempo una fattura di acquisto creata ad hoc, apparentemente emessa dal cedente comunitario nei confronti del soggetto privato con addebito IVA. Con tale operazione simulata, veniva certificato falsamente il versamento dell’IVA nel Paese dell’Unione Europea di provenienza dell’autovettura, presupposto necessario per immatricolare l’autoveicolo in Italia.

Oltre ai primi due passaggi, tipici delle cc.dd. “frodi carosello”, la particolarità riscontrata nel corso delle indagini è costituita dal meccanismo fraudolento posto in essere per l’immatricolazione delle autovetture in Italia mediante l’utilizzo di false attestazioni presentate a nome del cliente finale, permettendo l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto. Tale documentazione, dalle indagini svolte, appare essere stata predisposta ad hoc dal concessionario fermano.

Le attività della Guardia di Finanza di Fermo sono state condotte interessando anche altri Reparti del Corpo sul territorio nazionale al fine di acquisire informazioni utili, oltre che dai clienti finali, anche dai trasportatori delle autovetture e dalle agenzie di pratiche auto che hanno curato l’immatricolazione delle stesse. Ulteriori accertamenti sono stati esperiti anche attraverso sopralluoghi effettuati presso le sedi “dichiarate” delle società cartiere.

Al termine delle attività sono stati denunciati 7 soggetti, per i reati tributari di annotazione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, tra amministratori della società fermana e persone, domiciliate anche in altre regioni d’Italia, titolari delle società interposte, accertando un’imposta evasa per oltre 120.000 euro, per la quale è stata avanzata proposta di sequestro, anche per equivalente.

Le condotte illecite sono attualmente al vaglio della Procura della Repubblica di Fermo. Inoltre, la Guardia di Finanza effettuerà ulteriori approfondimenti sulla posizione degli acquirenti finali delle autovetture, nonché sui risvolti di carattere tributario del sistema di frode posto in essere. Si ribadisce che sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza della persona sottoposta ad indagini sarà definitivamente accertata solo ove interverrà sentenza irrevocabile di condanna.

L’azione svolta dalla Guardia di Finanza contro evasori e frodatori dell’erario mira ad agevolare la leale concorrenza e la giusta allocazione delle risorse, a tutela del rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato.