Ascoli Piceno-Fermo

«Voglio fare la sommelier ma senza gonna, altrimenti è sessismo». La denuncia social della fermana Nicole Hesslink

A denunciare l'episodio è Nicole Hesslink, fotografa ed ex modella: «Ho chiesto di poter indossare dei pantaloni, ugualmente eleganti. Mi hanno risposto che per motivi estetici non avrei potuto. Così ho lasciato il corso. In Italia siamo indietro»

Nicole Hesslink
Nicole Hesslink

ANCONA – Rifiuta di indossare la gonna a un corso nazionale per sommelier: bufera «sessista» per una fermana. Al centro della vicenda è finita Nicole Hesslink, di origini statunitensi, cresciuta in Giappone (Paese di origine della madre) e trasferitasi a Fermo. È lei a denunciare sui social quello che – per l’appunto – definisce «un episodio sessista».

La donna vive nelle Marche dal 2019, ma è prima dell’inizio della pandemia, nei primissimi mesi del 2020, che decide di frequentare un corso di sommelier. Investe tempo e denaro, ma il suo sogno è questo: fare la sommelier.

Si impegna, Nicole, è brava e a una lezione le fanno presente che alla consegna del diploma lei dovrà indossare la gonna. Nicole riferisce che non sapeva di questo particolare al momento dell’iscrizione. Così la ragazza mantiene la calma e fa presente di non essere d’accordo. Le viene detto di rivolgersi alla sede centrale. E così farà.

Manda una mail, ma non riceverà «alcuna risposta immediata. Così, ad inizio febbraio, qualche settimana fa – racconta – decido di sollecitare». A quel punto qualcosa, via mail, si muove.

«Faccio presente che avrei preferito indossare dei pantaloni, anziché la gonna. Chiaramente – precisa Hesslink – sarei stata attenta a indossarne un paio elegante». D’altronde il sommelier indossa una divisa e forse è giusto così: «Non ho mai discusso sull’opportunità o meno di indossare un’uniforme – evidenzia -. Ho solo chiesto di poter scegliere di indossare dei pantaloni».

Dall’organizzazione in questione (che Nicole sceglie di non nominare) arriva la tanto attesa risposta: «Per le donne, l’uniforme include anche la gonna» scrivono in inglese. Nicole chiede spiegazioni, non si arrende. E le viene detto che «questa è la decisione del Consiglio di amministrazione».

Hesslink, ex modella e fotografa, chiede quindi di «poter portare all’attenzione del Consiglio la sua istanza, ribadendo come non fosse d’accordo con l’obbligo di indossare la gonna. Forzare le donne ad indossare una donna – scrive – è scelta sessista ed è frutto del retaggio di vecchi usi e costumi. Secondo me – continua – indossare un pantalone è ugualmente elegante, professionale e comodo». Conclude il reclamo dicendo: «Spero che il Consiglio consideri seriamente la mia richiesta»

Nicole Hesslink

La risposta? «Ci dispiace, nessun fondamento sessista – replica l’organizzazione – ma solo mere ragioni estetiche». Nicole mostra disappunto. E la soluzione, allora, è quella ventilata dall’organizzazione: «Se non vuoi indossare la gonna, la soluzione è semplice. Può infatti decidere di lasciare il corso».   

«A quel punto – commenta a freddo Hesslink – ho pensato che il problema fossi io. Che avessi sbagliato a fare reclamo, che avrei dovuto indossarla, quella maledetta gonna». Ma Nicole decide di abbandonare il corso.

«I sommelier sono professionisti e le donne, che sempre più si affacciano a questo mondo forse troppo maschile e maschilista, devono essere considerate per le loro capacità, non per la loro bellezza».

Gli Stati Uniti, in cui Hesslink è nata, «non sono la nazione perfetta, ma almeno là si può parlare di queste cose. Invece, qua siamo ancora molto indietro. Stiamo ancora ai concetti di uomo e donna, mentre altrove si parla liberamente di gender in ogni sua sfaccettatura».

E in Giappone, com’è la situazione? «Nonostante ci sia chiusura e tradizione, persino lì sono più avanti dell’Italia. È inaccettabile che accadano episodi simili, specialmente nel 2022».

La storia di Nicole Hesslink – che ora frequenta un altro corso altrove – ha fatto il giro d’Italia, ma ha comportato anche tanta solidarietà: «Su Instagram (dove ha denunciato pubblicamente l’accaduto, postando la corrispondenza tra lei e l’organizzazione, ndr) ricevo messaggi d’affetto e questo mi fa piacere. Mi auguro che più nessuno debba passare ciò che ho passato io».